venerdì 28 agosto 2015
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Gentile direttore,si continua a parlare delle previsioni del Fondo monetario internazionale sul futuro dell’economia italiana, secondo le quali ci vorranno vent’anni per riportare il tasso di disoccupazione in Italia ai livelli pre-crisi. Al tempo stesso il Fondo afferma, nel suo rapporto periodico sull’Eurozona, che anche il Portogallo dovrà attendere il 2035 per veder scendere i disoccupati al livello del 2007; per quanto riguarda la Spagna il Fmi è più ottimista: di anni ne basteranno dieci. Sulle capacità previsionali del Fmi si possono però avere legittimi dubbi: infatti, nessuno all’interno del Fondo si era accorto alla fine del 2006 dei primi segnali della crisi dei subprime. La consapevolezza venne solo dopo che il pernicioso effetto delle insolvenze a catena si era ormai ampiamente diffuso nelle economie mondiali. Ora, che il Fmi si permetta di fare previsioni a vent’anni, suona almeno risibile, soprattutto se si ricorda il suo ruolo maldestro, prima nel disastro argentino, poi nella crisi greca con le conseguenze sulle economie europee. In vent’anni può cambiare il mondo, e ogni previsione per fatti così lontani non è degna di nota. Forse è possibile prevedere, fra pochi anni, la scomparsa del Fmi.Vittorio Tesio
Nessuna istituzione umana è infallibile o eterna, gentile signor Tesio. E com’è noto le nuove grandi potenze economiche del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) stanno mettendo in campo strumenti alternativi al Fmi (così come alla Banca Mondiale). Vorrei tanto, poi, che lei avesse ragione sui tempi del recupero di vitalità del nostro mondo del lavoro. Detto questo, a mio parere è purtroppo attendibile la previsione che di questo passo e con l’attuale mentalità prevalente in Italia, considerato per un verso l’emergere di tecnologie che riducono lo spazio del lavoro umano e per l’altro il persistente rifiuto di lavori manuali pur indispensabili, la risalita dei livelli occupazionali sarà ancora ardua e lenta. Per questo serve una politica capace di sguardo lungo e grande.Marco Tarquinio
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