venerdì 21 agosto 2015
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​Gentile direttore,
leggo (e vedo che in tutte le tv è ripreso e dibattuto) del caso della madre che ha avuto un figlio in carcere e che le è stato sottratto dai magistrati, immagino per la sicurezza del bambino. La decisione, spero, sarà stata presa dopo avere consultato esperti capaci di valutare la salute mentale della madre stessa, che si è segnalata come responsabile di azioni gravissime per le quali in primo grado è stata condannata a 14 anni. Io non riesco a capire perché anche in questo caso, come sempre del resto nel nostro Paese, sia subito iniziata una campagna contro i giudici e in difesa, si fa per dire, dei “diritti del bambino”. Ma se lo si lasciasse alla madre e se succedesse qualcosa di grave, che cosa direbbero le anime belle che ora si agitano tanto? Mi sorprende, ma ormai non più di tanto, che i media diano tanto spazio a una vicenda del genere che in un Paese normale potrebbe al massimo trovare lo spazio di tre righe.
Pietro Balugani
Modena
Lei non ha tutti i torti, gentile signor Balugani, ma mi sembra importante che in questo nostro Paese si rifletta sul rapporto madre-figlio (e, aggiungo io, padre-figlio) oggi incredibilmente e anche terribilmente messo in discussione. E si riscoprano i “diritti del bambino”, discutendo sul modo migliore per rispettarli.
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