martedì 20 settembre 2022
Negli ultimi 100 anni del Secondo millennio ben 5 pontefici su 8 sono assurti all’onore degli altari Una spiegazione: la possibilità di concentrarsi sull’essenza della loro missione e del ministero
Giovanni Paolo I, proclamato beato nel 2022

Giovanni Paolo I, proclamato beato nel 2022

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Non si sono ancora spenti i riflettori sulla beatificazione di Giovanni Paolo I che un dato balza subito agli occhi. Albino Luciani è il quinto Papa del XX secolo, su otto complessivi se facciamo partire la serie da San Pio X, eletto nel 1903, che assurge all’onore degli altari. E gli altri quattro sono già addirittura santi: Papa Sarto dal 1954 (canonizzato sotto il pontificato di Pio XII), Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II dal 2014 (furono canonizzati da Papa Bergoglio lo stesso giorno), Paolo VI dal 2018. Per Pio XII inoltre è in corso il processo di beatificazione e nel 2009 Benedetto XVI lo ha proclamato “venerabile”, cioè ne sono state dichiarate le virtù eroiche in attesa del miracolo (anche se è noto che la sua beatificazione è fortemente osteggiata da chi gli rimprovera di non aver apertamente condannato la Shoah, mentre sempre più documenti attestano che papa Pacelli e i suoi stretti collaboratori salvarono migliaia di vite dalle persecuzioni dei nazisti).

Papa Giovanni Paolo II, santo dal 2014

Papa Giovanni Paolo II, santo dal 2014 - .

Se comunque guardiamo alla storia degli ultimi secoli, ad esempio dal ‘400 in poi, mai è dato riscontrare una simile concentrazione di canonizzazioni e beatificazioni per i successori di Pietro. Nel XIX secolo abbiamo un solo beato (Pio IX) su cinque Papi. Nel ‘700 Pio VII e Benedetto XIII, due su otto Papi totali, sono “servi di Dio”, qualifica che spetta a coloro per i quali sia aperto un processo di canonizzazione prima della dichiarazione delle virtù eroiche. Nel secolo precedente, il ‘600, un beato su 12 pontefici (Innocenzo XI), mentre nel ‘500 solamente san Pio V (su 17 Papi) è stato canonizzato e nel ‘400 non si riscontra nessun santo o beato su undici Vescovi di Roma. Fin qui i numeri. Ma sarebbe sbagliato interpretarli nel senso che la lettura solamente statistica sembrerebbe suggerire, cioè fare classifiche su una maggiore santità di vita dei pontefici del ‘900 rispetto ai loro predecessori. Se perfino a livello di giudizio meramente storico le variabili di cui tener conto sono tante e si corre sempre il rischio di sovrapporre le categorie del proprio tempo a quelle, spesso molto differenti, coeve ai personaggi storici, figuriamoci quale e quanta debba essere la cautela quando ci si avventura sul terreno della santità, nel quale anche la Chiesa si muove con estrema prudenza.

Papa Paolo VI, è diventato santo nel 2018

Papa Paolo VI, è diventato santo nel 2018 - .


E tuttavia la domanda resta. Si può in qualche modo tentare di spiegare questa sorprendente fioritura di figure esemplari per la vita cristiana tra i Papi novecenteschi? Con gli occhi della fede si direbbe che in un secolo segnato da due spaventosi conflitti mondia-li, dall’affermarsi di ideologie atee e radicalmente anticristiane, dagli orrori dell’Olocausto, dei gulag e dei pogrom su larga scala in Asia e in America Latina, la Provvidenza abbia voluto donare alla Barca di Pietro nocchieri non solo umanamente autorevoli, ma anche e soprattutto modellati sulla sequela integrale di Cristo. Se invece vogliamo ragionare in termini storico-teologici, non si può non ricordare che il XX secolo è stato il periodo in cui sono venuti a maturazione gli effetti spirituali e pastorali della fine del potere temporale. Quell’evento che ai cattolici dell’800 apparve come una grave violenza (e che sul piano del diritto internazionale tale effettivamente fu) e che invece Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, nel primo centenario dell’Unità d’Italia definì «provvidenziale», ha avuto tra le sue conseguenze di medio e lungo termine la ridefinizione della figura stessa del Papa. Non più un capo di Stato, quindi percepito come uomo politico con interessi inevitabilmente materiali da difendere nel consesso delle nazioni (non a caso Vincenzo Gioberti avrebbe voluto proprio Pio IX a capo della Federazione degli Stati italici preunitari), ma un capo spirituale, un pastore, sempre più punto di riferimento non solo per i cattolici nostrani, ma per la Chiesa universale e per i fedeli di tutte le latitudini. Anche quando si è trattato (come si vedrà in particolare a partire dalla Prima Guerra Mondiale) di dare voce a istanze – la pace, la difesa dei poveri e degli sfruttati, i diritti umani, la fratellanza degli uomini delle nazioni – che avevano già trovato una loro prima formulazione nella Rerum Novarum di Leone XIII.

Papa Giovanni XXIII, santo dal 2014

Papa Giovanni XXIII, santo dal 2014 - .

Il fatto che il vescovo di Roma fosse stato privato di un potere mondano lo ha reso libero, ma non estraneo, alla storia e alle sue vicende. Dalla breccia di Porta Pia in poi egli può anzi rendersi ancora più presente in esse, ma in forza della libertà del servizio spirituale, che gli è assicurata dall’essere a capo di un fazzoletto di terra che è lo Stato della Città del Vaticano. In quanto tale, tutti sanno che non è tributario di un nessun altro potere politico, ma che quando parla urbi et orbi si esprime nella sua piena e sovrana libertà di pastore. Questo ruolo eminentemente pastorale si incarna fin dall’inizio del secolo (e ben prima della stessa Conciliazione) nel volto di Giuseppe Sarto, Pio X. Quando gli chiedevano quale fosse il suo orientamento politico, era solito indicare il Crocifisso e rispondere: «Eccolo». E in effetti, come sottolineò anche Pio XII nell’omelia della Messa di canonizzazione, «il programma del suo pontificato, fu da lui solennemente annunciato nella sua prima enciclica ( E supremi), in cui dichiarava essere suo unico proposito di instaurare omnia in Christo, ossia di ricapitolare, ricondurre tutto ad unità in Cristo ». Con il corollario che per arrivarvi, la via «valida ieri come oggi e nei secoli – annotava papa Pacelli – è la Chiesa». La sua fu dunque una santità “riformatrice” proprio della Chiesa, che si esplicò nella promozione del catechismo, nella liturgia e soprattutto nel nuovo Codice di Diritto Canonico.

San Pio X, santo dal 1954, in un ritratto del pittore Adolfo Muller-Ury.

San Pio X, santo dal 1954, in un ritratto del pittore Adolfo Muller-Ury. - .

La figura di San Pio X è in un certo senso un punto di non ritorno sia nell’autocomprensione del ministero petrino da parte dei suoi successori, sia sul piano della proiezione pubblica del loro ruolo spirituale e pastorale. Si pensi ad esempio agli appelli per la pace di Benedetto XV durante la Grande Guerra, nel cui solco si sarebbero inseriti a vario titolo tutti i pontefici successivi fino a Francesco. Ed è un fatto che la mutata percezione della figura papale a livello di opinione pubblica, cattolica e no, riceverà nei primi anni Trenta del Novecento una ulteriore spinta dal felice incontro della Chiesa con i mass media, grazie soprattutto al lancio della Radio Vaticana. Fu quello lo strumento che da principio portò la voce del vescovo di Roma ovunque nel mondo e la fece entrare nelle case della gente, accrescendone la dimensione di capo spirituale della cristianità. Un processo che si completerà e amplificherà nel secondo dopoguerra espandendosi alla tivù e agli altri media. Non si possono non considerare infine la celebrazione degli Anni Santi, i pellegrinaggi a Roma resi più facili dagli attuali mezzi di trasporto, il Concilio Vaticano II, i viaggi di Paolo VI e ancor più di Giovanni Paolo II. Man mano che il secolo procede, il Papa Re con le sue preoccupazioni geopolitiche è sempre più un lontano ricordo. Si affermano invece modelli sempre più pastorali che si colgono anche in appellativi popolari come “ Pastor Angelicus” per Pio XII, “Papa buono” per Giovanni XXIII e “Papa del sorriso” per Giovanni Paolo I, senza dimenticare la richiesta di immediata canonizzazione per papa Wojtyla (“Santo subito”) il giorno dei suoi funerali.

In tal modo il ‘900 ci consegna un florilegio di personalità diverse che compongono quasi un mosaico della santità offerto come esempio all’uomo del nostro tempo. È la santità feriale di papa Roncalli, che non ha il potere straordinario del taumaturgo, né segni come le stimmate, ma è fatta come egli stesso raccontava del «sapersi annientare costantemente, del mantenere nel proprio petto la fiamma di un amore purissimo verso Dio, del dare tutto, sacrificarsi per il bene dei propri fratelli». È la santità del “martirio bianco” dei contrasti, delle incomprensioni, delle critiche aperte, vissuta da Paolo VI e sublimata nell’interiorità di un rapporto profondissimo con il Signore. O quella dell’animo mistico di Giovanni Paolo II, totalmente immerso nel mistero di Dio e dunque vicino a ogni uomo del suo tempo, al punto da essere capace di cambiare la storia. Fino alla fresca testimonianza di Giovanni Paolo I, di raffinata cultura teologica e umanistica eppure «pastore mite e umile» e capace di conquistare i cuori proprio in virtù di quella sorridente umiltà. O gnuno di questi santi Papi ha saputo declinare il Vangelo nel nostro tempo. Parlando di fede, speranza e carità. Indicando ai consacrati un modello di pastore e lanciando ai laici un invito alla conversione. Cioè in definitiva mostrando l’essenziale della vita cristiana. Forse la spiegazione della fioritura di Papi canonizzati e beatificati nel ‘900 è proprio qui. Nel momento stesso in cui i successori di Pietro hanno perso gli orpelli di quella che Francesco chiama «la mondanità» – ciò che il potere temporale inevitabilmente comportava – hanno potuto tornare a concentrarsi sull’essenzialità della loro missione e del loro ministero: annunciare Cristo al mondo. E i frutti sono sotto gli occhi di tutti.

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