Due donne ai vertici, non sia più una sorpresa
giovedì 12 dicembre 2019

La seconda e la quarta carica dello Stato da ieri sono ricoperte da donne, Maria Elisabetta Casellati, presidente del Senato, e Marta Cartabia, alla guida della Corte costituzionale. Il “soffitto di cristallo” è caduto – ha osservato la stessa Cartabia – e il crollo ha provocato fragore, come è giusto che sia in presenza di un evento che in molti hanno definito epocale, eccezionale, storico perfino. Ma noi, come lei, sogniamo un Paese in cui la nomina di una donna al vertice non produca più sorpresa o euforia, ma compiacimento perché ha «vinto il migliore».

Noi, come lei, sogniamo un Paese in cui «non contino né il sesso né l’età», e in cui una donna e un giovane vengano giudicati esclusivamente per le loro competenze (che, per inciso, nel caso di Cartabia faranno di lei una straordinaria presidente della Consulta). Quel giorno in Italia deve ancora arrivare. Sono stati raggiunti traguardi importanti e quello di ieri è uno dei più significativi.

Ma se il valore simbolico della nomina di Cartabia è enorme e la sua figura di donna competente e determinata (e non da ultimo, madre di tre figli) sarà di grande ispirazione per le ragazze, il nostro sguardo adesso deve concentrarsi sui livelli intermedi. L’ascensore che ha portato in alto tante donne (si pensi al 36% di presenza femminile nei Cda delle società quotate in Borsa, raggiunto in pochi anni grazie alla legge sulle Quote rosa) ora deve scendere.

Troppi “soffitti di cristallo” opprimono la vita delle donne, a partire dalle più giovani: la difficoltà di realizzare i propri progetti di vita a causa della mancanza di servizi all’infanzia e/o di politiche aziendali positive, tanto da essere spesso costrette a scegliere tra figli e impiego. Lo scarto tra preparazione e titoli accademici e le opportunità lavorative che vengono offerte. Il sessismo, quando non autentica misoginia, che si respira in tanti ambienti di lavoro, compresa la politica. Questi sono i “soffitti di cristallo” di cui ora vogliamo vedere il crollo.

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