venerdì 14 novembre 2014
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Caro direttore, il Governo Renzi si accinge a varare la legge di stabilità 2015 che, come “Avvenire” ha raccontato e commentato con allarme, contiene norme che andrebbero a tagliare di un terzo (circa 150 milioni) i fondi ai patronati oggi pari a 430 milioni di euro finanziati integralmente dai lavoratori che subiscono un prelievo dello 0,226% sulla busta paga. Il Governo vorrebbe trattenere lo 0,078% e riversare ai patronati lo 0,148%. Soltanto i patronati Acli, Inas Cisl, Ina Cgil, Ital Uil – nel 2013 hanno seguito quasi 7 milioni di persone per le loro pratiche (l’82% italiani, il resto immigrati). Questi tagli comporterebbe per un verso il taglio di metà dei posti lavoro nei patronati stessi e dall’altro porterebbero a una spesa, a carico dello Stato, calcolata in 657 milioni di euro e a un aumento di più di 6mila dipendenti pubblici per continuare ad assicurare ai cittadini il medesimo servizio. Spero anch’io che il Parlamento possa modificare la legge di stabilità su questo punto, e credo sia importante diffondere la petizione e la relativa raccolta di firme lanciata dai 4 patronati citati presso le loro sedi o collegandosi ai rispettivi siti internet. Vorrei solo ricordare che chi si rivolge ai vari patronati non paga niente; che questi svolgono una funzione sociale primaria, specialmente per le fasce più deboli della società. Tutto questo è inaccettabile per un Paese civile e moderno, senza pensare che oggi arrivano ai patronati circa l’85% delle pratiche evase dai vari Enti previdenziali: da quelle per l’invalidità civile a quelle per l’inabilità al lavoro alle domande di disoccupazione... Salviamo i patronati. Franco Verdone, Brescia Come sa, caro amico, noi di “Avvenire” grazie soprattutto al gran lavoro di Francesco Riccardi, ci siamo impegnati seriamente per far capire la portata della questione che le sta giustamente a cuore. Abbiamo spiegato e rispiegato perché il taglio dei fondi ai patronati (cioè la decisione di operare un improprio dirottamento di parte delle risorse raccolte attraverso una mirata contribuzione dei lavoratori) si sarebbe rivelato un boomerang, danneggiando tanti senza portare alcun reale beneficio alle casse statali. Mercoledì scorso, il premier Matteo Renzi ha annunciato dagli schermi di “Porta a porta” che il Governo intende riconsiderare la sorprendente misura decisa “contro” i patronati e “contro” – come abbiamo scritto e come lei ricorda con passione – milioni e milioni di cittadini. Evidentemente la mossa non era stata ben valutata nelle sue conseguenze. L’importante, in tali casi, è che la “politica” sappia rendersi conto dell’errore e abbia il coraggio di correggersi per tempo, ascoltando le buone ragioni che salgono “dal basso” attraverso petizioni importanti (come quelle promosse da quattro dei principali patronati) e, magari, anche grazie a solide e puntuali analisi giornalistiche (come quelle che noi abbiamo messo in pagina). Il presidente del Consiglio è stato chiaro, aspettiamo di veder attuato il suo impegno.
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