I gesti di Misericordia: buona scuola del Papa
martedì 20 settembre 2016

Gentile direttore,ancora un venerdì della Misericordia per Papa Francesco, che non finisce di stupirmi e di incoraggiarmi al bene. Ma questa volta, nel vedere il video della sua visita del 16 settembre 2016 al reparto di Neonatologia dell’Ospedale San Giovanni di Roma, non so trattenermi e metto per iscritto ciò che mi sgorga dal cuore: «Grazie, Francesco!». Ormai più di venti anni fa, sono stata anch’io una giovane mamma con camice e cuffia accanto a un figlio piccolissimo in una piccola incubatrice. Quanto dolore! E se sperimentavo la meravigliosa sollecitudine di medici e infermieri, provavo allo stesso tempo una profonda solitudine e impotenza di fronte a mio figlio, un piccolo uomo indifeso, a cui non potevo far altro che parlare dolcemente, facendogli arrivare qualche carezza. Il Papa, come Gesù che ci passa accanto, ha avuto una comprensione profonda di “quel” dolore e dei sentimenti di “quei” genitori. Nel video si vede infatti che, dopo aver accarezzato i bambini e le incubatrici , si intrattiene con le mamme e i papà, interessandosi alla loro storia, incrociando i loro sguardi, stringendo mani, abbracciando e sorridendo, con quella Sua amabilità così umana, così cristiana... «Grazie, Francesco!». A distanza di tanti anni, mi sono ritrovata anch’io lì, sofferente, ma con una grande speranza!

Valeria Ciapica- Genova


La forza delle opere di misericordia vissute e non solo declamate, gentile e cara signora Valeria, è che “accendono la vita” e riannodano tutto ciò che di vero, di buono e di bello c’è nelle nostre vite, nelle prove che affrontiamo e nella speranza che dà senso alla vita. Papa Francesco ha pensato questo Anno Santo come una provvidenziale “buona scuola” di sollecitudine umana e cristiana. E ognuno di noi può essere coinvolto e motivato, grazie alla capacità del Papa di farsi capire e di farci capire con immediatezza esemplare. La testimonianza così piena di forza e di consapevolezza che lei ci offre, cara amica, ne è un’altra prova.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI