I bei teli di Mustàfa e la «ripulizia» sbagliata delle spiagge
mercoledì 1 agosto 2018

A sud di Roma: piccola storia di umanità e disordine Mustàfa si riconosce da lontano, nella calura. Il finto panama ingiallito dal sole, calato sopra i baffi e la camicia bianca, su una spalla il carico di teli indiani stampati a colori allegri. A volte ne tiene uno tra le braccia aperte: tartarughe blu, elefanti rossi e salamandre gialle avanzano svolazzanti tra le barche in secca e gli ombrelloni. La baia di Giardini Naxos Mustàfa la conosce palmo a palmo. Quest’angolo di Sicilia gli è più caro di certe strade di casa sua in Marocco. Le ciabatte affondano nel pietrisco, sulla sabbia fine dei lidi, si sformano sugli spigoli di pietra lavica, su e giù dalle scale di ferro, sui marciapiedi roventi. I suoi teli al vento fanno parte dell’estate.

Ogni anno, per due mesi fino ai primi di settembre, il litorale messinese sotto Taormina è il panorama delle sue giornate, avanti e indietro, dall’alba al tramonto, quando il treno lo riporta a Catania, nell’appartamento che divide con alcuni connazionali e dove il menù serale è sempre uguale: carne. Perché è veloce. Per ritrovare le forze perse nei chilometri fatti a piedi. Perché gli ricorda la festa dell’Id aladha in famiglia, quando la tradizione musulmana vuole che si sacrifichi il montone. A picura, la pecora, spiega nel dialetto siciliano che ha imparato in tanti anni da vu cumprà.

Mostra un video sul telefonino: a casa i suoi tre bambini - il più piccolo ha due anni - cantano e ballano. È alle loro voci che pensa quando batte ogni metro di costa, quando mercanteggia con una signora sul prezzo del pareo di cotone, che è un buon cotone, e i colori degli elefanti e delle salamandre restano brillanti, se si lavano una prima volta in acqua fredda, con un po’ d’aceto. Quando vende è di poche parole. Mette giù la merce, apre tutte le stoffe, lascia che siano gli animali variopinti a convincere la giovane coppia di turisti stranieri a risalire fino all’ombrellone per prendere pochi euro dal portafogli.

Il Comune di Giardini Naxos è uno di quelli a cui andranno i fondi anti-abusivi che il Viminale ha deciso di assegnare a una cinquantina di località di mare in tutta Italia per garantire spiagge 'sicure e ripulite', come ha scritto Salvini su Twitter. Nuove forze della polizia locale saranno assunte a tempo determinato apposta per controllare i venditori 'fuorilegge'. Forse Mustàfa sarà multato per un’inezia. Forse tutti i venditori di braccialetti e orecchini etnici, acquisto di rito di ogni estate, spariranno dalla zona (e, magari, anche quelli di scarpe e borse contraffatte, o i ragazzini con la borsa frigo che urlano 'cocco bello').

Ma le spiagge e i marciapiedi saranno davvero più puliti? O l’occhio dei vigili non dovrebbe cogliere sul fatto i padroni di cani che omettono di raccogliere da terra quanto devono? E sorprendere chi invece di portare l’immondizia fino al cassonetto più vicino preferisce lasciare sacchetti, cicche di sigaretta, vistosi avanzi di cibo e perfino scatolette di tonno vuote, come lame, proprio lì dove stende l’asciugamano? I netturbini spazzano la strada tutte le mattine ma, di sera, a passiàta, come si chiama sotto l’Etna lo struscio, è uno slalom fra deiezioni canine, bucce mordicchiate d’anguria e incarti vuoti di rosticceria.

La maleducazione di residenti e villeggianti si può tollerare. Gli amplificatori con la musica a tutto volume delle comitive di ragazzi in riva al mare, pure. I gechi colorati sui teli di Mustàfa, no. In nome della pulizia e della sicurezza. Mustàfa che non porta nemmeno una bottiglietta con sé, durante le lunghe giornate, e si ferma rispettoso sull’ingresso quando lo inviti a dissetarsi. Appoggia per pochi attimi i teli, si asciuga il sudore, rimette su il cappello e riparte ringraziando: le foglie di menta nella caraffa d’acqua, dice, gli ricordano casa. ©


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