domenica 26 ottobre 2008
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Non se ne parla come un tempo: la ricerca sulle cellule staminali non occupa più le prime pagine dei quotidiani come accadeva prima. Poche le notizie riportate, niente più titoli urlati, spuntano persino qua e là inviti alla cautela e a diffidare delle promesse di viaggi della speranza. Eppure non è certo diminuito il lavoro dei ricercatori né l'interesse per i risultati: le scoperte sulle staminali continuano a susseguirsi e a essere pubblicate nelle riviste specializzate, ma non hanno la stessa eco mediatica. Il motivo principale è che la scoperta dello scienziato giapponese Shinya Yamanaka, le staminali pluripotenti indotte (o «Ips») " simili a quelle embrionali ma ricavate da cellule adulte ", ha reso ormai superata la ricerca sugli embrioni. Tante risorse umane e soprattutto ingenti capitali si stanno riconvertendo proprio allo studio delle Ips. È crollato l'interesse scientifico per la cosiddetta clonazione terapeutica (che nessuno è riuscito finora a realizzare negli esseri umani) e il sostanziale silenzio caduto sull'argomento dimostra quanto tutte quelle notizie sensazionali fossero date in modo strumentale e ideologico, finalizzate a permettere un libero utilizzo di embrioni umani, anziché per ottenere quelle cure e terapie che invece tutti ci auguriamo. La battaglia adesso sembra essersi spostata sul terreno della diagnosi preimpianto: cioè la possibilità o meno di effettuare analisi genetiche sugli embrioni ottenuti da fecondazione in vitro per poter scegliere i "migliori", scartando i malati e trasferendo in utero solo quelli sani. Sappiamo che l'analisi preimpianto attualmente può avere solo questo scopo eugenetico visto che, una volta individuata l'eventuale anomalìa, non esistono a oggi terapie in grado di curare gli embrioni. È un'analisi con un elevato grado di incertezza nei risultati " tanto che a chi vi si sottopone viene consigliata comunque l'amniocentesi ", con la quale è possibile danneggiare gli embrioni stessi. E per effettuarla è necessario averne a disposizione tanti: non ha senso farla solo per conoscere «il grado di salute biologica del futuro individuo», come invece suggeriva ieri Edoardo Boncinelli dal Corriere della Sera. La nostra legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita " che, beninteso, non è una norma cattolica, visto che il magistero della Chiesa interdice la fecondazione in vitro " non consente questa procedura dichiaratamente selettiva. Ma per una curiosa coincidenza, mentre siamo in attesa di un'importante sentenza della Corte Costituzionale sulla legge 40 che potrebbe aprire le porte proprio alla diagnosi preimpianto e alla selezione del "figlio perfetto", ecco apparire notizie su esami genetici "low cost" per scovare le malattie ereditarie. Per "soli" duemila euro sarebbe infatti in arrivo un test che promette di stanare addirittura 15 mila difetti genetici, praticamente tutti. Nulla si dice su come faccia a garantire la certezza del risultato, nulla sulla sua accuratezza, nulla sull'efficacia, tantomeno sulle vittime di tanto repulisti: solamente si sottolinea che questo test propagandato come "miracoloso" sarà vietato in Italia. La colpa? Della legge 40, ovviamente. Ma è proprio questa legge che garantisce l'embrione umano difendendolo da qualsiasi pratica selettiva e dai ricorrenti tentativi di far credere che gli esami genetici sarebbero facili, sicuri, "infallibili". Il messaggio che simili notizie finiscono con l'inviare è chiaro: basta poco per fare pulizia nella specie umana. Degli enormi interessi economici che spingono alla diffusione indiscriminata di questo tipo di esami neanche un accenno. Insomma, è arrivato il momento dei consigli per gli acquisti.
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