giovedì 14 ottobre 2010
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Caro direttore,leggo le seguenti dichiarazioni: «Sarà la Gmg più cristologica», «Si punta a superare i due milioni di Roma 2000». Ovviamente siamo tutti contenti, ma... in queste previsioni leggo anche una velata volontà di cancellare la Gmg di Roma, oltre ai numerosissimi gesti e alle memorabili opere intraprese da Giovanni Paolo II. Da parte dei media, ogni viaggio del Papa, al di là delle intenzioni, appare come una sorta di "gara" finalizzata a oscurare i viaggi del suo predecessore: Fatima del 2000 "oscurata" da Fatima 2010; Sinagoga Roma 1986 "corretta" e "superata" da Sinagoga Roma 2010 (ricordo il titolo: «Giovanni Paolo abbatte i muri, Benedetto XVI costruisce i ponti»); Inghilterra 1982 superata da Inghilterra 2010; Gmg 2008-2011 migliori, più intense, più numerose di tutte le altre Gmg e così via, in un confronto assurdo e improponibile. A nessuno è permesso dimenticare che Gmg è e resterà sinonimo di Giovanni Paolo II. Perdoni la mia precisazione, forse per lei inutile ed erronea, ma doverosa più di quanto lei immagini...

Paolo Senia

Siamo d’accordo su un punto fondamentale, caro amico: il confronto, nei termini in cui lei lo delinea, è «assurdo e improponibile». Ma come si fa anche solo a pensare Giovanni Paolo II e Benedetto XVI in competizione? Io so una cosa semplice e chiara: i passi nuovi che facciamo non cancellano i passi già fatti, li continuano. E lei – che vive con passione la vita della Chiesa e, magari, segue con un po’ di assiduità anche noi di Avvenire – dovrebbe essere tranquillamente in grado di "leggere" la straordinaria originalità dei diversi pontificati e, al tempo stesso, i forti elementi di continuità tra l’uno e l’altro. Ma se, invece, lei non fosse un nostro lettore frequente, accetti un piccolo consiglio: vada a rileggersi un testo assai bello che abbiamo pubblicato lo scorso 26 settembre (a pagina 3). Si tratta di un "regalo" fattoci da monsignor Georg Gänswein, attuale segretario del Santo Padre. In prima pagina l’avevamo intitolato, guarda caso, «Il cammino di Benedetto», unendo in uno stesso spazio fotografico le immagini di Papa Wojtyla e di Papa Ratzinger. In quel testo troverà spunti di riflessione intensi e, probabilmente, una testimonianza che l’aiuterà a ritrovare uno sguardo sereno sui fatti. Il che non vuol dire rinunciare all’amore speciale per un Pontefice che, intuisco, essere stato il Papa dei suoi vent’anni. Io stesso serbo un affetto e una memoria speciale per Paolo VI e per le risonanze profonde che in me ancora suscitano la sua parola e i suoi gesti, ma ho imparato – e sperimentato – che le parole e i gesti del Papa non finiscono mai. «Come l’acqua, fino alla fine della terra», direbbe don Georg. Continuano, sempre uguali e sempre diversi, a scuoterci e a indicarci la via, a farci conoscere la verità e ad accendere di senso la nostra vita.Quanto alla Gmg è e resterà sinonimo di incontro dei giovani, riuniti intorno a un Padre, con Gesù di Nazaret. Un incontro che, anche quando giovani non si è più, avviene e si rinnova ogni volta che sappiamo corrispondere alla fantasia di Dio. Le auguro e mi auguro di continuare il buon cammino: passo dopo passo, nel tempo che ci è dato.
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