Giochi bambini, la vera svolta è senza nessuna etichetta
mercoledì 13 ottobre 2021

Un settore per i bambini e uno per le bambine e – tra i due – un terzo reparto che proponga i giocattoli senza etichettarli come adatti ai maschi o alle femmine. La legge numero 1.084 firmata il 9 ottobre da Gavin Newman, il governatore della California, impone alle catene con almeno 500 dipendenti di predisporre nei negozi uno spazio dove si possano scegliere i giocattoli liberi dall’influenza dei pregiudizi, «in cui deve essere esposta – la citazione è letterale – una ragionevole selezione degli articoli e dei giocattoli per bambini in vendita, indipendentemente dal fatto che siano stati tradizionalmente commercializzati per ragazze o per ragazzi».

Il legislatore lascia al dettagliante la piena discrezionalità su come questo spazio debba essere etichettato. Il termine usato nel testo della legge è proprio questo, labeled, che non ha altro significato se non “etichettato”. Singolare per una legge che vorrebbe mettere al bando le etichette... E che non osa andare fino in fondo: perché non chiedere che ci siano giocattoli per tutti ovunque? Non solo su uno scaffale, una corsia o un reparto.

Così, senza etichette. Il suo promotore, il senatore democratico Evan Low, ha spiegato il senso della legge: «Vogliamo assicurarci che se sei una ragazza non avrai difficoltà a trovare un’auto della polizia o un camion dei pompieri, un dinosauro o la tavola periodica». Idem se sei un ragazzo «e vuoi giocare con i brillantini. Perché dovresti subire uno stigma?, si è chiesto il senatore. Che con tutta probabilità i negozi di giocattoli non li frequenta con assiduità. Bambini in giro tra gli scaffali ce ne sono pochi: bisogna essere temerari per portarseli appresso, pronti a una battaglia estenuante su quel che – no – non si compera, indomiti nel continuare a negare. Mica facile. Sono gli adulti (con le loro teste e, magari, con i pregiudizi accumulati in una vita) a popolare le corsie in cerca di regali, loro a cadere inesorabilmente nella trappola degli stereotipi.

Qualche volta ad alimentarli e le vittime sono molto più spesso le femmine dei maschi: ci sono una serie di giocattoli e accessori – dalle pentoline rosa all’aspirapolvere in miniatura, dal bambolotto che piange e fa pipì al ferro da stiro – che le hanno come uniche destinatarie. E che le fissano in un ruolo che dovranno interpretare anche da adulte: in Italia, due terzi del lavoro domestico – compresa la cura dei figli – grava sulle spalle delle donne, situazione che la pandemia di Covid ha esasperato. Avete mai regalato il cicciobello a vostro figlio o l’aspirapolvere al vostro nipotino? È una buona idea: potrebbe imparare la condivisione dei lavori domestici, e saperla praticare quando avrà una famiglia. È dell’altro ieri la notizia che Lego, il gigante danese dei mattoncini, ha eliminato dalle proprie etichette la dicitura “per bambine” e “per bambini”.

La decisione è arrivata a seguito di una ricerca commissionata da Lego stessa: dimostra che quella classificazione crea un disagio ai maschietti. Le bambine non si fanno fermare dal fatto che un certo gioco non si rivolga direttamente a loro, i maschi sì: sette su dieci hanno paura di scegliere “cose da femmine”, temono il giudizio e lo scherno altrui. E la paura è condivisa dai genitori. E c’è chi dice che è solo un gioco...

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