venerdì 29 maggio 2020
«Genitori monoreddito senza bonus». Gli aiuti per baby sitter e centri estivi sono negati se il padre o la madre non lavorano. Ora attenzione e impegno perché il Family Act sia davvero equo
Perché non si guarda mai alla famiglia
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Gentile direttore, scrivo su un argomento di cui finora non si è parlato abbastanza. Il recente Decreto Rilancio concede a famiglie con figli entro i 12 anni di età la possibilità di fruire di un bonus baby sitter di 1.200 euro utilizzabile anche per l’iscrizione dei figli a campi estivi. Unica condizione per usufruire del suddetto bonus è che entrambi i genitori siano lavoratori dipendenti (nel nucleo familiare non ci deve essere un genitore non lavoratore). Tale beneficio non mi sembra aderire a principi di equità. Aveva una ragione nel periodo con scuole aperte ma sospese per Covid, per aiutare le citate famiglie di entrambi lavoratori a gestire i figli rimasti a casa. Ma da giugno in poi, a scuole chiuse per vacanze estive, e quindi in una situazione analoga a quella normale se non ci fosse la pandemia, è una dona- zione gratuita e a mio avviso ingiusta perché erogata solo a famiglie bireddito a prescindere da Isee (reddito complessivo) e numero dei figli del nucleo familiare. Inoltre, in tal modo, vengono discriminate, senza motivo, le famiglie monoreddito e magari numerose che non beneficiano (e finora non hanno mai beneficiato) di alcun supporto nonostante il superlavoro fatto finora dalle mamme per far andare avanti i propri figli piccoli nel percorso scolastico e gestirli tutto il giorno in casa. Non riesco a trovare alcun senso in questa misura, né economico per far ripartire l’economia italiana, né di aiuto a chi ha pochi mezzi, perché distribuisce a pioggia senza criterio di equità fiscale, magari supportando chi di mezzi ne ha già tanti. Se invece lei ne trova, le sarei grato se potesse chiarirmeli. Cordiali saluti

Paolo Manconi

Lei coglie nel segno, gentile signor Manconi, quando sottolinea l’ennesima contraddizione presente nel Decreto Rilancio. Richiesto dal direttore, le rispondo francamente che non vedo sbagliata in sé l’idea dell’erogazione di un bonus, senza limiti di reddito, per il pagamento di baby sitter o l’iscrizione dei minori di 12 anni a campi estivi. Tutto ciò che viene mobilitato in quest’estate difficile – di impoverimento per molti e di difficoltà nell’accedere ai servizi per tutti – è non solo positivo, ma direi 'benedetto'. Il fatto, però, che il bonus sia limitato ai nuclei nei quali entrambi i genitori sono occupati come dipendenti e/o autonomi ne rivela la reale natura: non un sostegno alla famiglia, ma un altro aiuto mirato ai lavoratori. Utile, per carità, come si diceva. Ma che per l’ennesima volta tradisce l’incapacità anche di questo governo – come di molti altri e di vario colore che l’hanno preceduto – di progettare interventi pensando alla famiglia come un soggetto unico, come un organismo che per sua natura non può essere smembrato nei singoli componenti, segmentato e incasellato a seconda dell’occupazione dei genitori. Questo organismo sociale va invece sempre colto, sostenuto e promosso guardando al suo insieme, perché ciò che lo caratterizza, rende unico e forte, sono proprio l’equilibrio e l’interazione solidale che si sviluppa fra i suoi componenti. In questo quadro generale, le famiglie monoreddito sono particolarmente penalizzate tanto sul piano fiscale quanto su quello degli aiuti, perché da un lato non possono massimizzare i benefici come invece le coppie bireddito e, dall’altro, scontano il pregiudizio per cui il genitore che sceglie il lavoro di cura sia una sorta di 'privilegiato', che non merita né agevolazioni né supporti monetari o di servizi. Su queste colonne i miei colleghi e io stesso denunciamo questa e altre iniquità… dal secolo scorso. E, ai governi dell’uno e dell’altro schieramento, abbiamo provato a suggerire interventi come il 'quoziente familiare' alla francese, il 'fattore famiglia' elaborato dal Forum delle associazioni familiari sino alla proposta ora maturata di un assegno unico per ogni figlio. O anche solo la correzione delle storture del bonus Renzi, appena riproposto. In sede di conversione del Decreto Rilancio con un semplice emendamento si potrebbe aprire l’accesso al bonus per il pagamento almeno dei centri estivi anche ai nuclei monoreddito. Soprattutto, però, ora è importante concentrare attenzione e impegno sul varo del cosiddetto Family Act, annunciato come imminente dal ministro della Famiglia Elena Bonetti. La legge delega prevede finalmente l’istituzione di un assegno universale, di carattere progressivo, per i figli e il riordino di quei diversi strumenti (detrazioni fiscali, assegni familiari, bonus vari) di cui oggi le famiglie beneficiano, ma in maniera molto selettiva e con (bassi) limiti di reddito. Bene, meglio tardi che mai. Ma perché l’operazione alla fine risulti insieme efficace ed equa vanno rispettati almeno due criteri fondamentali. Il primo è il riconoscimento che i figli rappresentano un bene pubblico e come tale vanno valorizzati. Tutti, a prescindere dall’occupazione, dal tipo di contratto e dai redditi dei genitori. Il secondo è che le politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità vanno tenute ben distinte da quelle (pur importanti) contro la povertà. Caro signor Manconi, noi continueremo a vigilare e a insistere su questa battaglia per i nuclei monoreddito e per tutte le famiglie. Speriamo di non dover registrare l’ennesima delusione che, in un momento come questo, sarebbe esiziale.


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