giovedì 1 novembre 2012
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Caro direttore,
nell’avvelenata "terra dei fuochi" si continua a morire prima del tempo stabilito dal Signore. Maria se ne è andata alla vigilia di Ognissanti. Aveva solo tredici anni ed era una ragazza bella come il sole. Si era ammalata un anno fa. Sembrava una cosa da niente, un male stagionale. Invece l’«alieno», come Oriana Fallaci definiva il cancro, aveva già iniziato a consumarla. Lentamente. Segretamente. Maria si era confidata con la mamma. Si sentiva senza forze. Non aveva più voglia di uscire, di studiare o anche solo di mangiare. Iniziarono i controlli di routine. Poi il primo ricovero in ospedale. La diagnosi fu tragica, una vera mazzata in testa: cancro. Il mondo quel giorno fu scosso fin dalle fondamenta. Una montagna si abbatté su chi le voleva bene. La vita si fece un viottolo ripido e tortuoso. Era iniziata la notte del dolore e delle mille domande che non trovano risposte.Un Calvario. La croce. La fede che avanza senza luce e senza consolazioni. Occorre salire. Pensare a lei, a Maria, che ha già intuito tutto. Fare attenzione per non tradirsi. Inventare mille tenere bugie per farla sorridere ancora. E comincia la triste spola. Tra medici e ospedali. L’altalena. Tra speranza e disperazione. E preghiere. Tante, tante preghiere. La vita intera che si fa preghiera. Tutto il paese a pregare per una sua figlia che si spegne come una candela.
Alla fine, Maria ha ceduto. Se ne è andata. È scivolata via. Ha detto addio alla vita e a chi le voleva bene. Maria è morta in questa nostra terra avvelenata. Se fosse nata altrove forse sarebbe ancora in vita. Dico "forse" perché chi deve dare al popolo sovrano risposte chiare non le vuole dare. «È vero – dicono – in Campania si muore di cancro più che altrove. Ma il motivo ancora non si sa. Potrebbe essere l’alimentazione o lo stile di vita. Magari si tratta di obesità…». Maria non era obesa, e non fumava. Il suo stile di vita era in tutto simile a quello delle sue coetanee del Trentino e della Lombardia. Nelle province di Napoli e Caserta il cancro colpisce più che altrove. Le percentuali sono spaventose. Ma fosse anche solo l’un per cento, sarebbe la stessa cosa. Perché ogni uomo è unico e prezioso. Perché uno Stato che si dice democratico e civile, i diritti li deve assicurare a tutti. Non solo ai ricchi, ai potenti e a chi fa la voce grossa. A tutti. Anzi, soprattutto ai poveri e ai deboli.Siamo ridotti a implorare il respiro. Chi lo avrebbe immaginato mai? Ci hanno insozzato il cielo. Ci hanno rubato l’aria. Ci hanno avvelenato il terreno. E con il terreno il pane da mangiare, l’acqua da bere e la gioia di cantare. Un popolo soffre e muore tra l’indifferenza e la noncuranza di chi dovrebbe tutelarlo e il cinismo di chi su quelle morti ingrossa il suo conto in banca. Da questa sciagura nessuno può dirsi immune.Lo abbiamo ripetuto ieri, in pizzeria, ai membri della Commissione del Parlamento Europeo per le petizioni, che è venuta a farci visita. Proprio mentre nel Casertano un fondo agricolo era stato sequestrato dalle autorità giudiziarie. Ai contadini, ignari o complici, imprenditori senza scrupoli avevano venduto fanghi tossici come se fossero concimi. Il danno è enorme. Ladri di futuro. Ladri di figli e di speranza. Criminali assassini in uno Stato debole che non riesce a tutelare i suoi cittadini. A Roma, il giorno primo, in un colloquio privato con il presidente della Commissione bicamerale sulle ecomafie, Gaetano Pecorella, in un ennesimo tentativo di riportare il discorso del dramma che viviamo sul binario giusto, avevo ricordato una verità che è sotto gli occhi di tutti: «Ogni metro di territorio che lo Stato lascia incustodito diventa proprietà della camorra…».Purtroppo nella "terra dei fuochi" quei metri di territorio lasciati incustoditi si estendono per chilometri.
don Maurizio Patriciello
 
Non ti stancare, caro don Maurizio. Continua a dirlo e a scriverlo. E continua ad aiutare la tua gente a non stancarsi, a non farsi schiantare dal dolore. Continuate – a Caivano e in tutta la "terra dei fuochi" – a vivere, sperare, resistere con cristiana chiarezza e con civile decisione di fronte all’arroganza e alla velenosa noncuranza dei camorristi, dei cinici e degli ignavi. Avete la forza e la mitezza delle buone ragioni. Noi, per quel che vale, a occhi aperti, ci siamo. Lo Stato deve decidersi a esserci davvero. Un abbraccio, e nel giorno dei Santi, nel tempo in cui facciamo memoria dei nostri morti, una preghiera speciale per Maria.
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