martedì 7 giugno 2011
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La famiglia salverà l’Europa. È la speranza di Benedetto XVI che ha lanciato un vibrante appello in difesa di «questa fondamentale realtà umana» dalla nuova frontiera del Vecchio Continente, dalla Croazia già antemurale della cristianità e oggi alle soglie dell’Unione Europea, in procinto di diventare il suo ventottesimo Stato membro. La Chiesa ha sempre avuto un ruolo molto importante nel sostegno a questa nazione, in stragrande maggioranza cattolica. Esattamente vent’anni fa, all’inizio della crisi jugoslava, il Vaticano fu tra i primi a riconoscere l’indipendenza della Croazia, un Paese che dopo la lunga oppressione comunista dovette affrontare una guerra insensata e crudele dentro il gorgo sanguinario dei Balcani di fine secolo.I vecchi furori nazionalisti non sono del tutto sopiti e alimentano odio e propositi di vendetta che il Papa ha condannato invitando tutti alla riconciliazione e alla purificazione della memoria. Ma più che soffermarsi sulle tragedie del passato il Pontefice ha voluto guardare in avanti. Con grande finezza, citando l’episcopato croato, ha detto di trovarsi in una terra «che si sente mitteleuropea più che balcanica», mettendo a tema del suo viaggio pastorale la comune identità dell’Europa che accogliendo al suo interno nuove nazioni afferma «la sua unità nella diversità». Infatti, ha spiegato Benedetto XVI, «l’identità europea è un’identità proprio nella ricchezza delle diverse culture che convergono nella fede cristiana, nei grandi valori cristiani perché questa sia di nuovo visibile ed efficiente».Ed è qui che il discorso sull’Europa si salda con quello sulla centralità della famiglia. L’occasione è la giornata delle famiglie cattoliche che si è celebrata domenica in Croazia ma, come sappiamo, si tratta di un pensiero che rappresenta un leit-motiv del pontificato ratzingeriano. Accolto a Zagabria da uno straordinario entusiasmo popolare Benedetto XVI ha parlato della «autentica famiglia, fondata sul matrimonio, che è già in se stessa una buona notizia per il mondo», come disse una volta il suo predecessore. E rilanciando la famosissima frase di Giovanni Paolo II ha alzato un grido: «Non abbiate paura d’impegnarvi per un’altra persona! Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità! È un segno di fiducia nel futuro!». È un invito al coraggio e alla speranza che si pone in continuità con la lezione sulla coscienza tenuta il giorno precedente nel Teatro nazionale di Zagabria. La disgregazione della famiglia, spiega il Papa, è il frutto di un atteggiamento dove «si assolutizza la libertà senza impegno per la verità e si riduce l’amore a emozione sentimentale senza impegnarsi a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca e senza apertura alla vita». E conclude con un forte appello a contrastare tale mentalità.Ancora una volta Benedetto XVI descrive la vicenda sociale del nostro tempo in termini drammatici e invita tutti a una «svolta culturale». Lo fa con grande garbo e intelligenza, parlando al cuore e alla ragione. È sconsolante dover notare, invece, che in diversi resoconti giornalistici di casa nostra quest’appassionata difesa del «valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio» viene dipinta come un «attacco» alle «coppie di fatto» (una terminologia radical-laicista che non compare mai nel discorso del Papa). È la nuova prova di una visione puramente negativa, incapace di cogliere il valore di una proposta che nasce dalla tradizione cristiana e che si è affermata nelle istituzioni della civiltà occidentale. La famiglia, ci ricorda Benedetto XVI, è una risorsa decisiva per costruire «la casa comune europea». È il messaggio che oggi arriva dalla periferia sud-orientale ma va dritto al cuore del nostro continente.
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