martedì 10 gennaio 2012
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Gentile direttore,
il taglio da parte del Comune di Parma del «quoziente familiare» o «quoziente Parma» si sta rivelando una "provvidenziale" e importante occasione per riportare al centro del dibattito cittadino, in vista della elezione del nuovo sindaco, la famiglia. Eh, già. Molti se l’erano scordata. Si sta proprio parlando di quoziente familiare, ossia il sistema per calcolare tasse e tariffe comunali in base al numero dei figli o dei componenti e dei carichi familiari. La famiglia, la grande dimenticata! E per rispolverare la memoria di tutti, candidati, partiti ed elettori, ho deciso di prendere carta e penna, o meglio, mouse e computer. Voglio fare una domanda ai candidati sindaci, a prescindere dalle rispettive appartenenze: qual è la vostra posizione riguardo il «quoziente Parma»? Va sospeso, abolito, confermato, esteso? Ognuno si assuma la sua responsabilità di fronte agli elettori e alla città che si candida ad amministrare. Per quanto mi riguarda reputo fondamentale agire in direzione del mantenimento dell’attuale quoziente familiare comunale e ritengo un gravissimo errore abolirlo. Parma è stato un importantissimo laboratorio nazionale di politiche familiari e il suo capitale sociale e di esperienza diretta "sul campo", frutto del contributo di moltissime associazioni, non può andare perso ma deve essere conservato e semmai esteso.

Glauco Santi, Parma

Lei, caro signor Santi, fa decisamente bene a porre con chiarezza la questione della difesa delle regole ispirate al concreto riconoscimento del ruolo e del valore sociale della famiglia che a Parma sono state positivamente introdotte e attuate dando vita a un modello adottato con successo anche in altre realtà comunali. E fa altrettanto bene a rivolgersi direttamente ai diversi candidati che si propongono di ridare un governo politico alla sua città al termine dell’attuale fase di commissariamento. Ma fanno bene, molto bene, anche quei politici di diversi schieramenti politici – ne parliamo oggi a pagina 13 – che pongono subito al governo centrale il problema della situazione creata dall’orientamento negativo rispetto al «quoziente Parma» del commissario prefettizio chiamato a reggere provvisoriamente la città emiliana. La scelta di "sospendere" le misure elaborate dal più interessante laboratorio di politiche familiari che sia stato messo in piedi in Italia è, infatti, una scelta pesantissima. Tutt’altro che un atto di ordinaria amministrazione, che può essere compiuto solo da chi ha ruolo (e coraggio) politico per sostenerlo al cospetto dei cittadini-elettori. E il nostro giudizio, caro amico, è chiaro: se si vuole davvero ridare solide basi e degno futuro al nostro Paese, nelle scelte pro-famiglia a Parma non si può tornare indietro, e in Italia bisogna andare avanti.

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