venerdì 15 giugno 2012
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​Caro direttore,
dopo aver letto gli articoli pubblicati da Avvenire sul Piano nazionale della famiglia, recentemente approvato in via definitiva dal governo Monti, e pur condividendo la soddisfazione per la conclusione del lungo e contrastato percorso che il Piano ha dovuto compiere, vorrei esprimere alcune preoccupazioni di merito. Come è noto, il testo adottato in via preliminare dal governo Berlusconi dopo la Conferenza nazionale di Milano era bloccato da tempo dalla mancata intesa con le Regioni, che lamentavano il mancato finanziamento del Piano stesso. Ma il Piano nazionale ha per legge un carattere prettamente programmatorio, e deve indicare le politiche che si ritengono strategiche per la famiglia; politiche che naturalmente sono poi attuabili in concreto compatibilmente con la situazione economica del Paese. In altre parole, si tratta di un documento di indirizzo, importante perché esprime le linee e le scelte del governo non solo relativamente all’attualità ma anche al futuro. Finalmente, con il governo Monti, il Piano è stato sbloccato. Ma come? È accaduto che la Conferenza Stato-Regioni abbia dato l’intesa, e il Consiglio dei ministri abbia poi approvato il Piano, con la cancellazione nella parte preliminare del riferimento all’articolo 29 della Costituzione («La famiglia come società naturale fondata sul matrimonio») e mutilandolo di tutta la parte riguardante il cosiddetto "Fattore Famiglia", il più significativo e strategico obiettivo condiviso da tutti dalla Conferenza di Milano e più volte sollecitato come indispensabile dal Forum delle famiglie. Pur nella constatazione che nel Piano rimangono elementi positivi, la mirata cancellazione dei due pilastri fondamentali di quell’atto programmatorio lascia assai perplesso chi ha a cuore le sorti della famiglia italiana, minacciata da una parte da una forte pressione per il riconoscimento delle coppie di fatto e il divorzio breve, e dall’altra da una crisi economica che non accenna a risolversi. Insomma, mi pare che il compromesso trovato lasci troppa incertezza per il futuro.
senatore Carlo Giovanardi, responsabile politiche famigliari del Pdl
Come lei ricorda, caro senatore Giovanardi, abbiamo già dato ampiamente conto di quell’autentico evento che è stato il faticoso varo del Piano nazionale per la famiglia. Abbiamo scritto e ragionato sul risultato comunque notevole e positivo raggiunto grazie all’impegno e alla mediazione del ministro Andrea Riccardi e – l’attuale ministro gliene ha dato pubblicamente atto – al gran lavoro preparatorio condotto proprio da lei tra la primavera del 2008 e l’autunno del 2011. Lei torna a sottolineare un fatto tutt’altro che irrilevante, la strana difficoltà a richiamare in modo esplicito valori e concetti che, pure, sono centrali nell’impianto della nostra Costituzione e del nostro ordinamento tanto quanto nella vita della comunità nazionale. E purtroppo la famiglia naturale e costituzionalmente definita (fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, aperta ai figli e impegnata nella loro educazione) è diventata il bersaglio più ingiusto e assiduo di tali reticenze e omissioni. Tuttavia bisogna pur dire che il "clima" del Piano è con sufficiente chiarezza quello della nostra Carta costituzionale. E non potrebbe essere altrimenti. Così come è inevitabile che la sua attuazione sarà una prova del fuoco per tutti coloro che hanno responsabilità normativa e amministrativa. Non mi sorprende, infatti, che uno strumento d’indirizzo tanto importante sia stato varato proprio nel pieno di una crisi così grande e proprio in una fase nella quale sulla vita del nostro Paese grava l’imperativo (anche morale) di ridurre le spese. È nei tempi di crisi che bisogna saper fare le scelte giuste e darsi priorità sensate. La famiglia è una grande risorsa, essenziale nello sforzo dell’Italia e degli italiani (chiamati a seri sacrifici) per allontanarsi da un baratro che si era fatto pericolosamente prossimo. È una risorsa che merita sostegno e valorizzazione, ma che sinora ha conosciuto attenzioni mediocri e a singhiozzo dalla politica e un incredibile "disprezzo" a livello di polemica culturale (nell’accezione più vasta di questo termine) che ha amplificato l’assurdo effetto-disincentivo al matrimonio e al fare figli creato da un tragicomico e autolesionista mix di norme, regolette e sottovalutazioni. Vedremo, dunque, come si darà seguito al Piano a livello fiscale (il famoso "Fattore famiglia") e dei servizi garantiti ai nuclei con bimbi, anziani e disabili (anche e soprattutto per conciliare tempi di vita e di lavoro). E vedremo da subito chi sarà politicamente capace – con parole senza ombra nei propri programmi e con atti di governo e di amministrazione adeguati nelle realtà locali che sta guidando – di dimostrare lucidità, lungimiranza e coerenza. Vedremo e giudicheremo, da cittadini, chi sarà all’altezza: è tempo di fatti.
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