domenica 13 maggio 2012
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Dall’attacco ai 'servi dei padroni' e alle 'sanguisughe dei proletari', a quello contro chi fa pagare le tasse agli evasori. Dai picchettaggi davanti alle fabbriche agli assalti a Equitalia. Chi l’avrebbe mai detto. Yacht battenti bandiera panamense e centri sociali, curiosa alleanza. Ma anche preoccupante. Come è preoccupante il crescendo di attentati, minacce e manifestazioni violente contro gli uomini e le sedi di Equitalia e dell’Agenzia delle Entrate. Da non sottovalutare come ha fatto bene a sottolineare ieri il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. «Il rischio escalation esiste, è una situazione che richiede molto rigore». Aggiungendo che «chi colpisce Equitalia colpisce lo Stato». Chiarezza opportuna e necessaria. Lo ripetiamo da giorni che la lotta all’evasione deve utilizzare strumenti equi, evitando inutili e ingiusti accanimenti, ma niente può giustificare una violenza che sembra voler alzare il tiro in un’alleanza tra vecchio e nuovo. Anzi tra vecchiume e nuovi ammiccamenti. Anche questo lo abbiamo scritto da tempo e per tempo: l’attuale situazione del Paese è conseguenza delle tante, troppe, risorse sottratte al bene comune dalla cattiva amministrazione, dalla corruzione e dall’evasione fiscale. Forme di ribellismo diffuso, contro leggi e regole, non sono nuove. Pensiamo a quelle di chi ha costruito abusivamente e protesta contro i legittimi abbattimenti. Vicende dove si saldano proteste popolari e speculazioni poco nobili. Ma non si era mai visto un movimento che si dichiara orgogliosamente di sinistra (anzi dell’unica 'vera' sinistra) prendere di mira chi combatte (magari non sempre con misure ben equilibrate) quelli che la sinistra, al pari dei veri liberali, ha storicamente considerato come avversari: gli evasori fiscali. Eppure accade. Ammiccamenti di chi cerca popolarità. Va di moda accusare Equitalia e anche l’eversione prova a salire sul carro della protesta, e di metterci bandiera, striscione, ciurma da picchettaggio e da molotov... Curioso e sinistro. Come è sinistro e curioso quell’attacco al nucleare, contenuto nella rivendicazione del Federazione anarchica informale per la gambizzazione di Roberto Adinolfi. Curioso perché fuori tempo, visto che l’Italia ha detto 'addio' all’atomo col referendum dello scorso anno. Un riferimento per giustificare la sinistra scelta di un obiettivo forse individuato solo perché molto facile (niente scorta e neanche autista, insomma niente testimoni). O forse per cavalcare un tema già vinto. Sembra quello spot che recita 'ti piace vincere facile'.In fondo come per gli attacchi a Equitalia il terrorismo-eversione­antagonismo cerca il contatto con l’opinione pubblica, cerca il facile consenso in un momento di crisi. Certo anche il terrorismo degli anni di piombo cercava il consenso e, purtroppo, lo aveva in parte trovato. Quell’area dei fiancheggiatori che ha risucchiato in un drammatico vortice tanti giovani di quegli anni. E, allora come oggi, la reazione più preoccupante è quella della non completa condanna. La reazione di quelli che oggi dicono «condanniamo la violenza ma Equitalia cambi i metodi…». Sembra quel «né con lo Stato né con le Br» che indirettamente fu il miglior sostegno al terrorismo. In fondo a sconfiggere la lotta armata furono da un lato la capacità e il sacrificio di forze dell’ordine e magistratura, che hanno pagato a caro prezzo, ma dall’altro la fermezza, la netta prese di distanza di gran parte delle forze politiche e dei sindacati. Una reazione che, però, non scattò subito. Ci volle l’esempio, pagato con la vita, di Guido Rossa, il sindacalista genovese che con coraggio civile denunciò il proselitismo brigatista in fabbrica. Ci volle la manifestazione spontanea che la mattina del 16 marzo 1978 portò decine di migliaia di persone in piazza San Giovanni per dire «no» a chi aveva rapito Aldo Moro, facendo strage degli uomini che lo tutelavano. Ancora una volta, oggi come allora, la risposta tocca a ciascuno di noi ma poi soprattutto a chi ha maggiori responsabilità. L’esempio dello spirito di sacificio e del rispetto delle regole, senza se e senza ma, deve sempre più arrivare dall’alto. Per troppo tempo l’anello mancante è stata proprio la corrispondenza tra chi gestisce il potere e i cittadini.
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