venerdì 5 agosto 2016
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Gentile direttore,
 
quando si fa la spesa, l’occhio cade sempre sul prezzo dell’articolo che interessa e raramente si guarda l’etichetta con la composizione; capita di sentire dire che un prezzo basso è indice di minor qualità, talvolta addirittura sintomo di un prodotto che è nocivo. In realtà il consumatore medio non ha la competenza nozionistica per valutare gli ingredienti di un alimento piuttosto che una composizione molecolare: il controllo sull’eventuale pericolosità o dannosità di un articolo che arriva sullo scaffale deve essere demandata alle autorità di vigilanza e non un onere scaricato sull’acquirente.
Roberto Colombo, Milano
Un’etichettatura trasparente, gentile signor Colombo, aiuta a scegliere e a "consumare" in modo consapevole, moralmente responsabile e sostenibile sul piano sociale e ambientale. All’Autorità di vigilanza e di garanzia spetta certamente anche il compito di garantire questa buona e utile etichettatura, fatta per far capire che cosa stiamo comprando (e ci prepariamo a mangiare o a indossare o, in qualsiasi modo, a utilizzare). Poi, però, c’è una parte di responsabilità che è interamente nostra. E da cittadini attivi non possiamo e non dobbiamo delegarla ad alcuno. Neanche a un’Autorità. (mt)
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