mercoledì 15 settembre 2010
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La a frase è da poster dell’Azienda di turismo, un po’ scontata, ma - una volta tanto - non certo lontana dalla verità: «Salerno è circondata da due perle», la Costiera amalfitana e, più a sud, quella cilentana. Amalfi, Positano e Ravello da una parte; Palinuro, Paestum e una new-entry, Acciaroli, dall’altra. Si potrebbe parlare di queste due coste sfogliando le pagine di un’antologia di poeti e scrittori - Goethe, Stendhal, Quasimodo, Hemingway - o ascoltando spartiti di Mozart e Wagner. Ma in questi giorni a raccontare delle due costiere è stata solo una brutta prosa che ha parlato di un brutale attacco della criminalità da una parte, e di un assedio di forze della natura dall’altra. Due vittime: Angelo Vassallo, un sindaco stimato e benvoluto, caduto sotto i colpi di killer spietati; Francesca Mansi, una giovane di 25 anni, ancora dispersa, travolta dall’alluvione di acqua e fango ad Atrani. Si trovava al lavoro dietro al bancone di un bar. Aveva appena terminato gli studi, laurea in economia e commercio. Angelo Vassallo e Francesca Mansi sono due nomi che valgono, ora, molto più di tutte le pagine di lirismo dedicate alle strepitose risorse dei luoghi. Insieme, rimettono, drammaticamente, le cose a posto: raccontano, ognuno per la propria parte di imperscrutabile sacrificio, di una bellezza tenuta molto spesso di sfondo, quasi relegata all’appendice di quella che può essere esibita sui depliant turistici. Angelo Vassallo e Francesca Mansi, quasi in contemporanea, e per vie tragicamente diverse, si sono trovati a rappresentare due angoli di terra che, improvvisamente, hanno svelato, le loro contraddizioni più estreme: una banda di spietati killer che fa irruzione in una delle poche isole felici di un Sud infestato dalla malavita, e la collera di una natura che visibilmente riesce a sopportare sempre meno l’incuria e gli scempi di cui è vittima, anche nei luoghi in cui è stata più generosa.Lo splendore di nessun panorama può valere la vita di un uomo. Ma Angelo Vassallo e Francesca Mansi ci aiutano ad andare oltre: le vicende umane, non riproducibili sui depliant o sulle cartoline illustrate, restano nondimeno al centro di ogni scena, e sotto qualunque orizzonte. Solo l’uomo può illuminare e approfondire la stessa dimensione di una bellezza che nelle due coste prorompe da ogni lato, ma che ha tuttavia bisogno di essere riconosciuta per qualcosa in più di un semplice codice estetico.  Il sindaco di Pollica e la studentessa barista di Atrani erano legati dal dato comune di amare la propria terra. Non si conoscevano, non sapevano l’un l’altro di questa passione; ma ciò spiega come ogni atto, anche il più insignificante, riesce sempre a incidere sulle cose; e a mutare, talvolta, il corso della storia. Nel panorama della costiera amalfitana, lo sfregio della frana di Atrani resterà appena come una cicatrice da rattoppare; e Pollica, anche dopo le veementi parole del vescovo, continuerà a essere presidiata, si spera, come la perla della costiera cilentana.  Il paesaggio fisico resterà immutato. La bellezza continuerà a essere il marchio dei luoghi. Ma il sacrificio del sindaco e della studentessa sovrasta ora, di bellezza e di tutto il resto, ogni visione mozzafiato delle due costiere, dove mari e monti si toccano e si congiungono come a dare un saggio di quali spettacoli è capace di offrire la natura: incomparabili. Eppure poco o niente a confronto di un uomo onesto e di una ragazza che tra i banchi di scuola e quello di un bar andava in cerca della sua strada per la vita.
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