Ecco cosa chiediamo al nuovo Papa
giovedì 8 maggio 2025

Ammettiamolo, abbiamo rischiato di cascarci un po’ tutti. Senza scivolare nel toto Conclave ciascuno di noi, almeno per un attimo, ha pensato a quale potrebbe essere il suo Papa ideale. E allora vai con le distinzioni tra conservatori e progressisti, tra eredi “legittimi” di Bergoglio e modelli alternativi, tra aperturisti al dialogo con il mondo e difensori della piena identità cattolica. Categorie divisive che forse vanno bene per qualsiasi altro voto ma non per quella che resta la più originale e alternativa delle elezioni. Uno scrutinio cui si arriva senza nessuna campagna elettorale, al netto di ogni propaganda mediatica, lontani dalle storture ideologiche. Perché tutti i candidati hanno lo stesso programma: la Parola di Dio, il medesimo impegno: la docilità all’azione dello Spirito, l’identico obiettivo: lavorare alla costruzione del Regno. Le diversità semmai stanno nel modo in cui il Pontefice, titolo che già per natura esprime vicinanza e relazioni, intende realizzare il compito cui è chiamato: essere servus servorum Dei, servo dei servi di Dio. Lo ha osservato con la consueta chiarezza il cardinale Re nell’omelia della Messa “pro eligendo Romano Pontifice”, l’ultima celebrazione eucaristica prima dell’ingresso degli elettori nella Cappella Sistina. Preghiamo, ha detto il porporato, perché lo Spirito Santo, «ci regali un Papa secondo il cuore di Dio». Eccola l’agenda del pontificato, il perimetro della sua attività, lo stile che deve orientare parole e gesti del successore di Pietro, al quale, in fondo, si chiede una sola cosa: impegnarsi, innanzitutto nella preghiera, per imparare il più possibile a pensare come il Padre Buono, per crescere nella capacità di vedere la vita come Lui.

«L’Eterno si è scelto un uomo secondo il suo cuore», recita il Primo Libro di Samuele riferendosi a re Davide. Non significa essere esenti dagli errori e dalle colpe, bensì mettersi a nudo davanti al Signore, con l’umiltà di vedere il peccato in tutta la sua bruttezza e il coraggio di chiamarlo per nome. Anche a rischio di apparire fuori dal tempo, rinunciando il più possibile al proprio io, in nome del timore di Dio che non significa paura ma volergli bene al punto da cercare la sua volontà anche quando nessuno ti sta osservando. Perché persino al buio e nell’isolamento, la chiamata del Signore, Padre che desidera la felicità per i suoi figli già su questa terra, è all’amore. La sola forza, ha aggiunto il cardinale Re, «capace di cambiare il mondo». E viene in mente la famosa espressione attribuita a san Giovanni della Croce: dove non c’è amore, metti amore e troverai amore. Vuol dire che siamo noi, a cominciare dall’ultimo cioè dal primo, il Papa, a dover lavorare per trasformare la storia. Nello stile della più rischiosa delle scelte impopolari, come la via della comunione. Mentre ovunque crescono i sovranismi e il desiderio di nuovi muri, il Pontefice è chiamato a percorrere la via della fraternità con tutti, compresi i più lontani dal suo modo di pensare, andando oltre la sofferenza che procura il tradimento di una persona creduta amica.

Si dirà che è riduttivo parlare di intimità con il Signore e di unità quando di pace bisognerebbe occuparsi, e di lotta agli squilibri economici, e di tutela del creato. Ma il contrasto non esiste, anzi nell’ottica della fede gli orizzonti più grandi non possono che radicarsi nel piccolo del rapporto personale, dell’ “a tu per tu” con il Padre. È lì che maturano le decisioni, le scelte e gli orientamenti. Cosa chiediamo dunque al nuovo Pontefice, cosa vogliamo da lui? Niente, o meglio, solo l’impegno a essere il più possibile «secondo il cuore di Dio», ispirato dalla sua misericordia, guidando la Chiesa con mitezza, senza dominarla ma mettendosi al suo servizio. Un pastore universale che sappia portare nel cuore le ferite del mondo, che piange assieme a chi soffre e fa festa con quanti sono nella gioia. Un uomo profondamente umano, come insegna il Vangelo, grande perché capace di farsi piccolo, ricco non di sé stesso ma dell’amore che consola, crede, spera, dell’amore che si compiace della verità, dice san Paolo. Un amore che in ogni momento sa dichiararsi con le parole del profeta: «Parla Signore, il tuo servo ti ascolta».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: