venerdì 4 marzo 2016
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Caro direttore,
le scrivo in merito all’articolo di Paolo Ferrario a pagina 5 di sabato 20 febbraio. Già il titolo non mi è piaciuto: «Diamo alle giovani coppie la possibilità di fare figli». "Fare" figli? Ma i figli non sono un dono di Dio? Leggo l’articolo: «Non siamo il Paese che fa meno figli». «I tedeschi non fanno più figli». Allora non era un errore. Mi dispiace che chi ha usato questo termine sia Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica. Insegno religione e a scuola ai miei alunni dico che i figli si hanno, non si "fanno" come una torta o un piatto di pasta. Le sarei grato se "Avvenire" non usasse più questo verbo riferito ai figli. Grazie.
Andrea Zanello, Vercelli
Ha ragione, caro amico, si vive come si parla. O meglio ciò che diciamo aiuta a capire ciò che ci passa per la testa e che sperimentiamo nei nostri giorni. Ma devo anche sottolineare che mai come da quando questa buona accortezza s’è trasformata nella tendenza a riformare anche i più antichi e innocenti modi di dire popolari alla forma corrisponde poca e deludente sostanza. Ho poi un’obiezione più seria al suo appunto. Ripenso spesso a ciò che ho appreso da bambino: che il nostro "fare" è continuare l’opera di Colui che ha fatto tutto, anche in noi (qui fecit mihi magna…, canta Maria nel Magnificat). Spero che sia così, quando misuro le mie giornate e la pochezza di ciò che in esse ho effettivamente fatto e mi dico: se ho continuato appena un po’, e non guastato, quell’opera grande ne è valsa la pena. Insomma, tornando a noi, vorrei riuscire a dirle che non è affatto detto che "avere" sia meglio di "fare". Molte volte non lo è per nulla. L’importante, in fin dei conti, è "essere". Ed essere bene (padri, madri, figli, professori, demografi, cronisti…). Sembra una banalità, e invece non ce lo diciamo mai abbastanza. Grazie per questo forte stimolo. Lei, certamente, è un ottimo professore e padre , così come Paolo Ferrario è un ottimo padre e giornalista e Alessandro Rosina è uno studioso di grande livello che sa assai bene quel che dice. Anche quando usa espressioni comprensibili da tutti, pure dalla gente più semplice. Che è custode di una saggezza essenziale, e mai abbastanza stimata.
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