Due gravi rischi che vanno evitati il "teopopulismo" e l'"apateismo"
martedì 30 agosto 2022

Con risoluta rapidità il presidente Sergio Mattarella ha reagito alla sventurata crisi di governo convocando inusuali elezioni settembrine. Date le gravi crisi internazionali, il rispetto del Pnrr e gli equilibri dei conti, non si poteva tirare a campare. Dopo la tellurica fase di assestamento per definire coalizioni, programmi e candidati, la campagna è già entrata nel vivo. I sondaggisti avvisano che tutto è incerto, enorme è la fascia degli indecisi.

A causa della legge elettorale maggioritaria, divenuta una camicia di forza rispetto al pluralismo politico esistente, si schierano poli un po’ accomodati per la bisogna: quello 'conservatore' con Fdi primo partito annunciato a cui si contrappongono quello 'progressista' guidato dal Pd e il 'centro riformista' dei corsari Renzi-Calenda. Il M5s tenta ancora una volta la cavalcata solitaria cercando di forzare i blocchi. Il vento populista che aveva gonfiato le vele di Lega e grillini sembra aver perso forza. Non è facile votare per appartenenza ideale. In questo contesto credo sia opportuno considerare che – conservatori e progressisti – sono due convenzioni politiche che culturalmente non sono consolidate nella storia italiana e a cui bisogna cercare di dare un senso per quanto possibile. In ognuno di noi c’è un conservatore e un progressista perché i cambiamenti passano attraverso le nostre vite.

Ogni persona ha un vissuto fatto di eredità, tradizioni, esperienze, valori e abitudini (non sempre buone) che si confrontano con i cambiamenti oggi incessanti. Globalizzazione economica, migrazioni, sviluppi tecno-scientifici, guerre e altro stressano le capacità valutative. Non è facile tenere la cadenza delle trasformazioni in corso e fare sintesi, il passo umano è più lento e il rischio è sempre quello quindi di cedere al pifferaio di turno. Interpellato sulla crisi italiana papa Francesco ha risposto con una parola: «Responsabilità». Sì, occorre che chi ambisce alla guida del Paese offra contenuti responsabili agli elettori.

Non minestroni riscaldati. Perché vincere è rilevante ma soprattutto è necessario essere in grado di governare, e governare utilmente per la vita della gente. Il che porta alla domanda essenziale che va oltre le scelte di partito: chi tra i contendenti è in grado di assicurare un governo capace e credibile dopo Draghi ? Non possiamo vanificare la ripresa economica in corso e la ritrovata credibilità internazionale conseguita, dobbiamo irrobustirle. In questo contesto, torna inoltre anche un confronto-scontro tra i cattolici diversamente schierati.

Posto, ma non assodato, che tutti i cristiani dovrebbero essere sale e non veleno, costruttori di ponti e non di muri, è probabilmente opportuno richiamare un’altra capacità necessaria, cioè lo spirito critico da esercitare ove si abita politicamente e non solo verso gli altri. Serve la volontà di non omologarsi, se si vuole essere credibili e aprire nuove vie. Costruttivi sì, conformi no. In particolare oggi pare che due siano i rischi da evitare: il teopopulismo da un lato e la generica fluidità valoriale dall’altra. Ovvero la riproposizione strumentale identitaria nazionalista di Dio-patria-famiglia contrapposta alla neutralizzazione valoriale in una società individualista disancorata da certezze di senso e chiusa al trascendente.

Secondo il cardinal Ravasi è l’apateismo (ovvero l’indifferenza) la cifra dominante del nostro tempo che ha sostituito l’ateismo. Due estremi derivanti dalla crisi antropologica definita di post umanesimo. Occorre quindi aiutare la politica a uscire da un orizzonte breve e chiuso e a ritrovare un modello di sviluppo sociale, ambientale e soprattutto umano.

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