venerdì 23 novembre 2012
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Quali lezioni possiamo trarre oggi della votazione del Parlamento Europeo che ha confermato a larga maggioranza Tonio Borg commissario europeo? La prima conclusione è che il Parlamento Europeo riconosce in modo inequivocabile che un cattolico che non nasconde, ma anzi difende, le convinzioni della propria fede è un cittadino di pieno diritto della Unione Europea.
È una buona notizia non solo per i cattolici ma per tutti coloro che non si riconoscono nella dittatura del relativismo e per tutti coloro che hanno a cuore il principio di tolleranza e la laicità delle istituzioni europee. La seconda conclusione è che hanno subito una severa sconfitta quelli che hanno tentato di imporre all’Europa il relativismo etico come ideologia. L’Europa non adotta nessuna ideologia e nei trattati non c’è una parola che vincoli gli Stati membri a favorire l’aborto o a promuovere i matrimoni gay. In questi ambiti il potere di decidere rimane per intero con gli Stati nazionali.
Hanno tentato per molto tempo di farci credere il contrario, ma il testo dei trattati su questo punto è chiarissimo. La terza conclusione è che le battaglie che si combattono a volte si vincono e a volte si perdono. Quelle che non si combattono si perdono sempre. Al tempo del 'caso Buttiglione' qualcuno disse e scrisse che l’Europa «non era più cristiana». Dopo il caso Borg io non dirò che l’Europa è ridiventata cristiana. Ripeterò invece quello che dissi allora: l’Europa oscilla fra la fede e l’incredulità e il confine passa nel cuore di ciascuno di noi. Il nostro è un tempo in cui siamo chiamati, anche nella sfera della politica, a rendere ragione della nostra fede.
Proviamo adesso a porci la domanda: come mai Borg ha vinto? In questo Europarlamento la sinistra non ha più una maggioranza tendenziale. A prevalere sono piuttosto forze non avversarie dei valori cristiani. Andando a votare nel 2009 i cittadini hanno cambiato gli equilibri di forza nel Parlamento (e se più cattolici fossero andati a votare gli equilibri sarebbero cambiati ancora di più: è sempre un errore non andare a votare). Questa volta (a differenza che nel 2004 con il 'caso Buttiglione') il voto in Parlamento non era sulla Commissione ma per un singolo commissario. Parlamentari di forze antieuropeiste che per principio votano contro la Commissione questa volta non hanno avuto remore a votare per un commissario che ha mostrato competenza e carattere. Il Partito popolare europeo questa volta è stato più coerente e unito nel difendere i propri princìpi e i propri valori, forse anche in conseguenza del recente Congresso di Bucarest che ha ribadito con chiarezza la ispirazione cristiana del Ppe.
I socialisti, invece, questa volta erano divisi. All’inizio è sembrato addirittura che potessero dare indicazione di voto a favore di Borg. Poi le pressioni delle solite lobby li hanno 'costretti' a schierarsi con il fronte relativista. Molti socialisti però non hanno condiviso questa indicazione, e hanno votato a favore di Borg. Sanno che non si può costruire l’Europa senza i cattolici. I padri fondatori – Adenauer, De Gasperi e Schuman – erano tutti cattolici (per due di loro è anche in corso una causa di beatificazione) e oggi più che mai, se si vuole rilanciare il progetto europeo, è necessaria la collaborazione dei democristiani e dei socialisti. Questa collaborazione, è ovvio, non si può costruire sul terreno del relativismo etico.
Nel 2005 il Beato Giovanni Paolo II chiese che non si impedisse ai cristiani di dare il loro contributo alla costruzione dell’Europa. Benedetto XVI ha poi indicato più volte la via del dialogo e il metodo della sana laicità. Mercoledì, un po’ in ritardo, il Parlamento Europeo ha dato una giusta risposta a questi appelli. *Vicepresidente della Camera e presidente dell’Udc I padri fondatori, Adenauer, De Gasperi e Schuman, erano cattolici (per due di loro è in corso una causa di beatificazione)​
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