martedì 3 dicembre 2019
L’uso è utile solo per pochissime patologie. In aumento i casi di bambini intossicati, salgono il consumo e i ricoveri ospedalieri. I molti rischi della pubblicità ideologica
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Forse qualcuno si stupirà, ma legalizzare la cannabis è controproducente: uno studio recente (tinyurl.com/r72nxl6) riporta proprio che dal 2016, anno della legalizzazione negli Usa, il consumo e le patologie legate alla cannabis sono aumentati di circa un terzo. Questo dato ci obbliga a valutare in generale i dogmi che ancora esistono sulla innocuità della cannabis, e qui vediamo di raccontarli in dettaglio secondo le evidenze scientifiche appropriate.

Crollano i miti della cannabis cosiddetta 'medicinale'. La scienza ci mostra dati importanti: la cannabis e i suoi derivati sono utili solo per pochissime patologie e meno efficaci di altri trattamenti; e come se non bastasse, pare non siano innocui nemmeno come 'medicine'. Come vediamo, tra il dire e il fare c’è di mezzo... il dimostrare! Infatti i derivati della cannabis interferiscono con l’enzima carbossilesterasi, utile per il normale metabolismo umano, e con il noto coenzima P 450 che regola il metabolismo dei farmaci. Questi studi riportati sul Journal of Clinical Pharmacology di agosto e sulla rivista Drug Metabolism and Disposition di maggio, mettono la famosa pulce nell’orecchio sull’utilità dei derivati della cannabis.

«Segni di un futuro luminoso o un vaso di pandora?» si domandava infatti di recente un’importante rivista medica. Insomma i derivati della cannabis sono trattamenti di secondo livello rispetto ad altri più efficaci e applicabili forse solo nei casi di vomito e spasmi da sclerosi multipla. Abbiamo evitato apposta di usare il termine 'farmaci' per i derivati della cannabis, seguendo quanto deciso dalla Food and Drug Administration Usa. Anche perché, come spiega la rivista International Journal on Drug Policy (tinyurl.com/wxgtzbc), medicalizzare la cannabis, cioè darle una patente che al momento non merita, porta una perdita dell’idea che è pericolosa per la salute quando assunta per fini di sballo. E i rischi di questa banalizzazione si vedono: i casi di esposizione pediatrica alla cannabis sono aumentati in Massachusetts dopo la legalizzazione della marijuana medica nel 2012, nonostante l’uso di scatole a prova di bambino e etichette di avvertimento; e uno studio pubblicato sul Jama (tinyurl.com/wdr3qrm ) dell’agosto 2019 fornisce ulteriori prove che suggeriscono che la legalizzazione della cannabis medica può essere associata ad un aumento dei casi di esposizione alla cannabis tra i bambini molto piccoli e un aumento dei ricoveri ospedalieri per colpa della cannabis.

Ma crollano anche i miti dei derivati 'alimentari' della cannabis (biscotti ecc): le prove disponibili indicano che l’uso di questi prodotti da banco può causare danni significativi in assenza di norme chiare in merito al dosaggio e alla somministrazione. Il Thc (tetraidrocannabinolo), il principale principio attivo, viene metabolizzato ampiamente per via orale, portando alla sintesi di una quantità molto maggiore di sostanza tossica rispetto a quella che si forma generalmente dopo il fumo. Il metabolita tossico 11-OH-Thc è psicofarmacologicamente attivo e può sommare i suoi effetti psicotropi con quelli del Thc per produrre un effetto psicotropico più grave sul sistema nervoso centrale. Questi sono dati disponibili a tutti sulla rivista Clinical Pharmacology ( tinyurl.com/wydoahl ) e quindi si capisce la logica del documento della Corte di Cassazione italiana che vieta la vendita di quei prodotti della cannabis che possono essere assunti per via orale (biscotti, caramelle), indipendentemente dal contenuto di Thc: seria decisione, perché anche se il contenuto di sostanza stupefacente è basso nel singolo biscotto, nulla vieterebbe che invece di uno qualunque soggetto ne mangi dieci.

Infine crollano i miti sulla depenalizzazione della cannabis che farebbe diminuire rischi e consumi; i dati sono contrastanti e certo mostrano che la legalizzazione non ha prodotto crisi nel mondo del consumo di droga laddove è stata attuata: i dati a 4 anni dalla depenalizzazione a Seattle e a Denver ( tinyurl.com/r4dv2re ) così sono descritti: «La prevalenza dell’uso da parte dei giovani non è aumentata, ma le loro preoccupazioni nei confronti del rischio di usare la marijuana sono diminuiti e l’uso da parte degli adulti è aumentato. La potenza dei prodotti di marijuana continua ad aumentare, così come la percentuale di conducenti che risultano positivi per l’uso del farmaco. I dati provenienti da Denver mostrano un aumento dei ricoveri ospedalieri, delle visite al pronto soccorso e delle chiamate ai centri antiveleni. I dati provenienti dalla zona di Seattle mostrano simili riduzioni delle ammissioni al trattamento e del coinvolgimento della polizia, ma hanno anche aumentato la prevalenza di un uso più frequente».

Come se non bastasse, nel British Journal of Obstetrics and Gynecology ( tinyurl.com/v33zkjo ) risuona ad agosto l’allarme per l’incremento di consumo di cannabis dopo la depenalizzazione in Colorado: in particolare la rivista si sofferma sui danni subiti da parte delle giovani donne incinte, confuse dal messaggio scorretto che fare uno spinello le farebbe sentire meno i sensi di vomito in gravidanza, ma che poi ritrovano tragicamente le conseguenze nefaste sul feto dell’assunzione della droga. A questo punto chiunque si sarà domandato perché ancora qualcuno spinga per depenalizzare la cannabis o per diffonderne l’uso medico o alimentare. Visti i fallimenti suddetti resta incomprensibile, e l’ipotesi più sensata resta quella di fare "pubblicità parallela" al prodotto in sé per fini ideologici. La pubblicità parallela induce l’idea che la cannabis sia cosa innocua e salutare dato che è anche usata come medicina o come dessert e questo ne cambia purtroppo la percezione da sostanza pericolosa a oggetto di comune consumo magari curativo di qualcosa.

Resta il fatto che la cannabis fumata fa oltremodo male: riporta la rivista Current Drug Abuse Review ( tinyurl.com/t6w4ezf ): «In molte comunità, la cannabis è percepita come una droga a basso rischio, portando a pressioni politiche per depenalizzarne l’uso. L’uso acuto e cronico di cannabis ha dimostrato di essere dannoso per diversi aspetti della salute psicologica e fisica, come stati d’umore, esiti psichiatrici, neurocognizione, guida e salute generale. Inoltre, la cannabis crea dipendenza e gli effetti negativi dell’astinenza possono portare a un uso regolare. Questi a loro volta hanno ripercussioni negative sulla spesa pubblica per la sicurezza e la salute». Purtroppo sappiamo bene che i battages pubblicitari occulti, gli ammiccamenti dei Vip hanno presa sulla razionalità dei soggetti fragili come gli adolescenti. Molta più presa delle spiegazioni e dei dati della scienza. Per questo vediamo in futuro una vittoria della moda letale sulla ragione; a meno che chi dovrebbe farlo capisca come le banalizzazioni e le mode stanno creando – nell’indifferenza e nella fredda ironia – una strage.

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