mercoledì 1 luglio 2015
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Salvate prima donne e bambini». Una convenzione antica come il mondo, quella di difendere ad ogni costo chi è più debole. Paiono oramai echi lontani del «Titanic». Perché quando una ragazzina di 12 anni viene indotta a farsi esplodere in un mercato in Nigeria, o quando per la prima volta a due donne viene tagliata la testa in Siria dall’Is con l’accusa di stregoneria o quando le ragazze rapite da Boko Aram diventano loro stesse assassine dopo un aberrante lavaggio del cervello, allora davvero qualcosa di prezioso e di vitale si sta perdendo nelle acque torbide del fondamentalismo. Salvate non le donne, ma la donna. Salvatela dalle mani di chi sta escogitando nuovi modi per togliere anche l’ultimo baluardo di dignità e di distinzione dello specifico “femminile”. Non si fa più differenza, neanche nella scelta del supplizio fra un uomo e una donna, fra vittima e carnefice in una beffarda e involontaria applicazione della cosiddetta “parità di genere”. Obiettivo: estirpare dalla donna la sua natura, quella di dare la vita e non di toglierla. La leonessa combatte, certo, ma per difendere le sue creature e, con esse, in fondo la Creazione. Ecco, invece, che quell’istinto primordiale viene aizzato per distruggere altri uomini e ogni scintilla d’amore nel cuore. Amnesty International denuncia che alcune delle nigeriane rapite ora sono forzate a torturare ed uccidere gli altri prigionieri. È agghiacciante il racconto di una 17enne. Per costringerla a sposare un combattente quattro uomini sono stati sgozzati davanti a lei, poi è stata ripetutamente violentata e ora aspetta un figlio. Ecco, come si inocula il seme dell’odio in un grembo e nella mente terrorizzata in una adolescente. Cosa di più facile e vigliacco? Destinando queste povere ragazze a divenire madri di innocenti programmati per crescere nel fanatismo. Poi però, dall’Afghanistan arriva un segnale opposto. Il presidente afghano Ashraf Ghani ha annunciato la nomina di un giudice donna alla Corte Suprema, la prima volta in un Paese in cui le donne sono state e restano diffusamente discriminate. Anissa dovrà vedersela col fronte religioso conservatore. Ghani ha anche chiesto «a tutti i ministeri di nominare una donna al posto di vice ministro». Chi discute anche solo l’idea delle “quote rosa” ha motivo per riflettere. C’è da spingere, senza violenza, un oggi ancora troppo amaro verso un domani migliore.
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