venerdì 9 marzo 2012
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Caro direttore,
ho visto i ripetuti interventi di lettori riguardo l’apertura dei negozi nei giorni festivi o oltre gli orari consueti. Assieme a mia moglie condividiamo i richiami alla sacralità della domenica, alla necessità di avere del tempo per costruire rapporti con i familiari e gli amici, ad avere del tempo per sé stessi… Riteniamo anche che tutti i consumatori abbiano un potente strumento per orientare le scelte delle aziende: il consumo critico.
Siamo contrari alle aperture domenicali dei negozi? Noi per primi evitiamo di fare acquisti in questi giorni: le aziende che sono sensibili al tornaconto economico, dopo un certo numero di domeniche con più uscite che introiti certamente valuteranno bene se continuare su questa strada o tenere chiuso. Concludo con un fatto che ci è accaduto di recente: dopo aver fatto la spesa in un negozio in giorno feriale, abbiamo ricevuto lo scontrino assieme a un buono sconto sulla spesa successiva. Tale sconto però era valido solo la domenica seguente. Siamo pronti a rinunciare ad uno sconto per far valere le nostre idee? Noi sì.  
Luca Rubele e Stefania Marogna, Grezzana (Vr)
 
Caro direttore,
la domenica è sempre stata la giornata dedicata alla festa e alla famiglia. Dispiace che il professor Monti abbia emanato con il decreto 'salva Italia' il provvedimento di liberalizzazione degli orari nel settore del commercio. È bello vedere che si reca ogni domenica alla Messa, ma nel contempo molti suoi concittadini non lo possono fare.
Purtroppo alcuni dipendenti di catene commerciali mi segnalano che i nuovi orari non stanno creando nuovi posti di lavoro, ma complicazioni ai lavoratori del settore che dovranno effettuare più turni nelle giornate festive. Credo che l’impegno per i cristiani sia quello di evitare di effettuare acquisti nei giorni dedicati alla festa e alla famiglia.
Mario Ferrazzi, Cardano al Campo ( Va)
 
Alle «trombe» dei vostri buoni sconto risponderemo con le «campane» delle nostre idee, dice una coppia di amici lettori del Veronese. E fa loro eco, con identica lucidità e incalzante logica, un altro nostro lettore dal Varesotto. Voci nel deserto? Non credo, certo voci fuori dal coro. Di gente che non sceglie la via apparentemente più comoda. Di gente che sa che per fare la cosa giusta, per vivere in modo giusto, per giustamente rispettare la propria fede, se stessi e le persone care non bisogna aspettare «editti» dall’alto, ma cominciare – ricominciare, magari – a fare, vivere e rispettare anche la domenica. «Giorno di Dio e della comunità», ripeto alla lettera ancora una volta la definizione scelta dal Papa pochi giorni fa.
Naturalmente so anch’io che di mezzo ci sono altri «editti», le regole che riguardano non solo il consumatore (che può e sceglie), ma anche il lavoratore (che non può quasi mai scegliere) e finiscono per imporre proprio a quest’ultimo obblighi e ritmi di vita che non considera giusti, che lo allontanano dalla famiglia, dalla comunità, dagli amici, dalla Santa Messa... Anche per questo trovo suggestiva la mobilitazione ideale (e morale) di Luca e Stefania, di Mario e – ne sono certo – di tanti altri. Anche un’alleanza di fatto tra chi può scegliere (il cliente, il consumatore) e chi spesso scegliere non può (il lavoratore) può contribuire a cambiare le cose: si può dare una mano a restituire la domenica a chi ne viene espropriato, proprio vivendo con coerenza e allegria la propria domenica. E poi – lo si è visto con l’incruenta battaglia affrontata in contemporanea in tanti Paesi europei, da tante persone e organizzazioni diverse – i compagni di strada possono diventare tanti... Non c’è niente e nessuno da boicottare, c’è un tempo della festa da riconquistare. L’importante è agire "per", mai "contro".
L’importante è far valere i buoni motivi. Noi cristiani li abbiamo e non ne siamo gelosi, li condividiamo con tutti.
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