Quella telefonata di don Corrado (Krajewski): la via della vicinanza e della carità
sabato 1 giugno 2019

Gentile direttore,
sono un medico, ho 31 anni, e scrivo per raccontare una cosa per me incredibile che mi è da poco accaduta. Circa 10 giorni fa ho scritto una lettera al cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Santo Padre, recentemente balzato agli onori della cronaca per avere riattaccato la fornitura di energia elettrica a un grande complesso abitativo di Roma a cui era stata staccata la corrente per insolvenza, promettendo poi di ripagare, a nome del Papa, anche le bollette arretrate. Ho deciso di spedire la lettera per ringraziarlo e incoraggiarlo nella sua scelta di servire gli ultimi e rivelare la carità cristiana a ogni costo, persino contro la "legge" degli uomini, sottolineando come un fatto concreto valga più di mille parole. Parole che, spesso, suonano solo come "di circostanza". Ebbene, dopo una decina di giorni (i tempi tecnici affinché le Poste italiane consegnassero la lettera...) mentre tornavo in macchina dal lavoro, lo stretto collaboratore di papa Francesco mi ha chiamato a sorpresa dal suo cellulare personale! Ovviamente, io non sapevo chi fosse a chiamarmi, perciò, non appena mi ha detto chi era, presentandosi come «don Corrado», mi stavo sentendo male dall’emozione! Stavo guidando (col viva voce) e per poco non sono andato a sbattere contro il guard-rail! Cosa che ho detto anche a lui, scherzandoci su. Non appena ho realizzato che cosa mi stava succedendo, ho esclamato: «Eminenza!» Dal suo breve silenzio ho capito che il mio interlocutore non si identificava più di tanto con questo appellativo... Non ho perso tempo a manifestargli la mia emozione e la mia gratitudine per una telefonata così "insolita". Il cardinale, dal canto suo, mi ha ringraziato per la lettera e si è raccomandato di agire a Palermo come il Santo Padre desidera che si faccia a Roma: rivelare il Signore in ogni luogo e a qualunque costo! Il popolo di Dio ha fame di beni spirituali e materiali ed è compito dei cristiani saziarlo, anche al di là delle convenzioni umane. Ho promesso a don Corrado (perché a quel punto titubavo nel chiamarlo ancora "eminenza") che avrei fatto tesoro delle sue parole, soprattutto nella mia attività di medico, che mi offre la migliore opportunità di mostrare umanità e carità proprio nei momenti di maggiore vulnerabilità e sofferenza. Anche oggi, nel 2019, il malessere umano ha radici profonde che affondano in un bisogno materiale, ma anche esistenziale. E questo bisogno va colmato con un esempio positivo e veramente cristiano. Questo mi sono sentito di promettere al cardinale, a don Corrado. Alla fine ci siamo salutati cordialmente ripromettendoci di incontrarci quanto prima. Insomma, un’esperienza incredibile che conserverò nella mia mente e nel mio cuore a lungo, e che conferma che la Chiesa del 2019 è veramente «in uscita». Per questo ho pensato di condividere questa esperienza con il maggior numero possibile di persone: per dare testimonianza.
Francesco Paolo Guarneri, Palermo


Pubblico volentieri la sua testimonianza, gentile e caro dottor Guarneri. E la ringrazio per aver deciso di condividerla con noi. «Rivelare il Signore in qualunque luogo e a qualunque costo». Questa la frase che tengo nel cuore del suo colloquio telefonico con il cardinale Corrado Krajewski. So anch’io che l’elemosiniere del Papa, come tanti altri vescovi e alti prelati, ama – e non per vezzo – essere riconosciuto nella sua originaria vocazione, quella di sacerdote, con quel "don" che precede il nome di un uomo consacrato a Dio e ai fratelli e sorelle in umanità. Perché prima di tutto è e resta sacerdote, un prete, colui che davvero in tanti hanno imparato a conoscere come il primo e più "vicino" degli "innamorati" di Gesù Cristo, che custodisce la fede, semina speranza e dimostra, vivendola, la carità.

Lei, caro amico, ha la sapienza dei suoi studi di medicina, la saggezza che le viene dalla sua formazione cristiana e la forza della giovinezza. Le auguro di continuare a farne un uso generoso ed efficace. La via che ci sta davanti è quella della vicinanza, il farsi prossimo, e dell’amore che ci rende personalmente riconoscibili e non sfigura la nostra comune umanità.

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