martedì 6 marzo 2018
Il sociologo del diritto dell'Università Luiss di Roma analizza il voto politico: «Tra le due forze più elementi di divisione che programmi comuni»
Il sociologo Antonio La Spina

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Il voto ci consegna un’Italia divisa a metà. È solo un dato politico oppure riflette una spaccatura sociale più profonda? Credo che rifletta il divario tra due macro- aree del Paese – risponde Antonio La Spina, sociologo del diritto all’Università Luiss di Roma –. Dal 1950 al 1992 c’è stato l’intervento straordinario. Fino al 1975 è risultato efficace. Poi è diventato tutt’altra cosa. Dal 1989 si sono susseguiti vari periodi di programmazione dei fondi europei. In altri Paesi che partivano in condizioni ben peggiori – dall’Irlanda, alla Spagna, all’Est Europa – tali fondi hanno avuto successo. In Italia, invece, a 157 anni dall’unità c’è ancora la Questione meridionale. Il Sud oggi si sente abbandonato. A onor del vero, proprio nell’ultimo biennio si sono avuti segnali positivi. Se però si volesse aggredire frontalmente la Questione e superare l’assistenzialismo occorrerebbe una svolta molto incisiva e innovativa. Intanto, molti meridionali sono evidentemente sfiduciati e reagiscono così. Lo avevano già fatto nel referendum del 2016.

Il successo del M5S al Sud e della Lega al Nord: che cosa hanno in comune e cosa potrebbero mettere in comune in un programma di governo? Vedo più elementi di divergenza che di comunanza. Tra le somiglianze c’è l’euroscetticismo, che mi pare però più forte nella Lega, vista la sua consonanza con il Front National francese. I leghisti hanno condiviso, nel programma del Centro- Destra, punti come la flat tax. Il M5S invece propone il reddito di cittadinanza che è agli antipodi, anche qualora fosse ridimensionato per renderlo finanziariamente sostenibile, e venisse erogato in modo da non disincentivare la ri- cerca di un lavoro. Che la 'locomotiva' d’Italia sia il Nord, alle spalle del quale vivono Roma e il Meridione, è un leitmotiv della Lega. Infatti, questa quando ha potuto ha ottenuto forti decurtazioni delle risorse per il Sud. Potrà la Lega diventare totalmente altra da sé? Vero è che adesso vuole porsi come partito nazionale, ma la sua roccaforte resta la parte più settentrionale del Paese, come i risultati evidenziano.

Migranti e lavoro: cosa ha pesato di più nel voto del Mezzogiorno? Direi soprattutto il lavoro. La crisi iniziata nel 2008 ha messo il Sud – che purtroppo languiva già negli anni precedenti – in ginocchio, facendo perdere moltissimi posti e attività produttive. In un clima del genere è comprensibile che sia anche cresciuto l’allarme legato alle migrazioni. Ciò è dovuto anche alle tensioni geopolitiche, a una certa comunicazione mediatica e alle note problematiche legate alla gestione dei centri di identificazione ed espulsione e per l’accoglienza dei richiedenti asilo.

Come valuta i programmi del M5S per lo sviluppo del Sud? Non vorrei sbagliarmi, mi sembra però che sia nei 20 punti del M5S non ve ne siano di specificamente 'meridionalisti', sia che la lista dei ministri non ne abbia uno per il Mezzogiorno. Tuttavia, alcune promesse – in linea puramente teorica – dovrebbero avere un notevole impatto al Sud. Ciò vale per legalità, lotta a mafia e corruzione, infrastrutture, pensioni di cittadinanza, investimenti strategici. Un’integrazione al reddito, poi, ovviamente beneficia soprattutto il Sud, dove la povertà è più diffusa.


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