giovedì 2 febbraio 2017
Ispirandosi alla teoria delle "Aree valutarie ottimali" sono nate diverse esperienze. Il comun denominatore restano economia e strategie nazionali convergenti
Da Usa a Kenya, le altre monete uniche. Ma servono politiche comuni
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Gentile direttore,

su “Avvenire” del 7 gennaio nell’analisi di Giuseppe Pennisi sulla moneta unica scrive che «non mancano esperienze di unioni monetarie che si sono trasformate, e in certi casi ricostituite, dopo avere trovato il percorso della convergenza». È possibile avere delle informazioni più dettagliate su questo punto? Anticipatamente ringrazio per la risposta che spero di avere.

Tiziano Salvadori

Il direttore, gentile lettore, mi affida la risposta alla sua domanda e io parto dall’orizzonte teorico che fa da sfondo all’analisi di Giuseppe Pennisi che lei cita, e cioè la teoria delle Aree valutarie ottimali (Avo, in inglese Optimum Currency Area) elaborata nel 1961 dal premio Nobel canadese Robert Mundell. In generale, essa interessa un gruppo di Paesi per i quali conviene – perché ci sono molti interscambi commerciali, dislocazione dei processi produttivi oltre i confini nazionali e una grande mobilità dei lavoratori – creare un’area di cambi fissi anziché flessibili o addirittura un’Unione monetaria. Mundell prese in considerazione come modello di indagine la più grande unione monetaria esistente in quel periodo: gli Stati Uniti d’America. In tal senso, anche gli accordi di Bretton Woods del 1944 avevano creato un sistema simile, stabilendo un regime di cambio fisso di tipo Gold Exchange Standard, in cui tutte le monete nazionali potevano essere scambiate rigidamente con il dollaro e solo quest’ultimo era convertibile in oro mediante un parametro di conversione altrettanto fisso. L’Eurozona è naturalmente l’esperienza recente più significativa e rilevante di convergenza monetaria e approdo a una moneta comune. La teoria di Mundell è stata spesso utilizzata per affermare che l’Eurozona non sarebbe durata a lungo proprio perché, in mancanza soprattutto di una politica fiscale comune nonché di un maggior grado di integrazione dei fattori produttivi (capitale e lavoro), non avrebbe retto ai cosiddetti choc asimmetrici, ovvero alle congiunture economiche temporanee che colpiscono soltanto alcuni particolari Paesi o settori. In epoca recente un altro esempio di Avo è quella della East African Community, nata con l’indipendenza di Kenya, Tanzania e Uganda nella prima parte degli anni Sessanta. L’Area valutaria venne poi smantellata nel 1974, dato che i tre Paesi avevano imboccato strade di politica economica divergenti, nonostante avessero enti economici comuni (trasporti, telecomunicazioni, energia). Il 30 novembre 2013 i capi di Stato dei tre Paesi hanno firmato un protocollo per istituire una nuova Unione monetaria simile a quella europea. Sono infine in fase avanzata di negoziato unioni monetarie tra Repubbliche dell’ex Urss.

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