giovedì 18 agosto 2011
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Eppure non è poi così difficile informarsi. Non è difficile nemmeno chiedersi «sarà vero?» e dare spazio a una voce diversa, affinché i lettori siano liberi di formarsi liberamente la propria opinione. Se non ti piace Google, se non leggi i giornali diversi dal tuo, c’è sempre il telefono. Insomma, non ci sono scusanti quando non uno, non due, ma ben tre “firme” del giornalismo italiano (Gramellini, Severgnini e Facci), tre commentatori acuti e salaci e godibili, riescono a copincollare la stessa sciocchezza smontata, anzi demolita dati alla mano anni e anni fa.Scrivono costoro in sorpredentemente disinformato e acido coro: c’è la crisi, quindi anche la Chiesa paghi. Come? Rinunciando a «quattro miliardi di esenzioni Ici, persino su residenze e attività estranee al culto». Uno dei tre si è bevuta la colossale bufala secondo la quale basterebbe piazzare in un albergo «una cappellina», per poter dichiarare l’intero complesso «adibito a culto» e quindi non pagare l’Ici: se fosse vero, tutti gli albergatori l’avrebbero già fatto. Quanto ai quattro miliardi, i tre citano una non meglio precisata «stima europea». Un lettore pensa a qualche autorevole organismo di Strasburgo o Bruxelles… Si tratta invece di un preciso eurodeputato europeo ferocemente critico nei confronti di tutto ciò che è presenza sociale, pubblica, della Chiesa.Fa caldo, non vogliamo dare ai nostri lettori ulteriori motivi per sbuffare. L’abbiamo scritto e riscritto fin troppe volte, dati alla mano contrapposti a vaghe stime senza fonte. La Chiesa dovrebbe dunque «rinunciare all’esenzione», come contributo alla crisi? La firmona elogia gli oratori, gli ospedali e perfino le scuole, pubbliche ma non statali, per il servizio offerto all’intera società. Sembra di capire che non dovrebbe essere il baretto dell’oratorio a pagare l’Ici, eppure è proprio anche a questo che le «fonti europee» mirano (concorrenza sleale del baretto dell’oratorio alla pasticceria della piazza della chiesa, brrr). E allora chi pagherebbe? La casa alpina dei campi scuola? Le sacrestie? Le mense Caritas, ristoranti travestiti? Le case d’ospitalità che svolgono servizio alberghiero già pagano, se non lo facessero sarebbero fuorilegge e andrebbero costrette a pagare dal Comune di competenza. L’abbiamo scritto e riscritto alla nausea. E allora chi manca all’appello, chi dovrebbe pagare e ancora non paga?Bisognerebbe essere più precisi e informarsi, prima di gettare ombra o perfino fango. Bisognerebbe avere, con la Chiesa, la precisione che si ha nei confronti di altri soggetti più «reattivi» e meno inoffensivi. Perché quei «quattro miliardi» sottratti all’Italia della crisi sono lo schizzo cattivo di un laicismo che intende eliminare ogni presenza sociale e pubblica della Chiesa, che sta contribuendo già adesso ad ammortizzare gli effetti nefasti della crisi. La laicità è ben altra cosa ed è amica delle fedi che si adoperano a favore dell’intera società, a servizio di ogni persona e soprattutto dei più deboli e poveri, senza distinzioni né barriere. Barriere che il laicismo ama edificare, prendendo di mira proprio chi lavora per abbatterle.Una grande firma, infine, è arrivata a rimproverare alla Chiesa di non aver saputo «imporre» al governo la difesa reale della famiglia. Imporre? La Chiesa non impone né intende imporre niente a nessuno, solo proporre. E quindi accade, e accadrà, che le venga risposto picche. Questa è la democrazia: tutti propongono, cercando di portare argomenti convincenti, ma poi il popolo o il governo decidono, e la decisione va accettata. La democrazia però, per non essere inquinata, avrebbe bisogno di smascherare chi gioca con le carte truccate. Quattro miliardi di trucco, per cominciare.
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