Così Yasmine è stata strappata alla morte
venerdì 13 dicembre 2024

Se. Quanti “se” potremmo pronunciare raccontando la drammatica vicenda della piccola Yasmine, unica superstite del naufragio di tre giorni fa. “Se” i trafficanti di uomini non li caricassero su “bare di ferro”...“Se” qualcuno non l’avesse avvolta in un “abbraccio” di camere d’aria...“Se” come tanti bambini d’Africa non avesse già imparato da piccola cosa vuole dire sopravvivere... Ma c’è un “se” ancora più importante, che dovremmo urlare ogni giorno. “Se” in quella notte al largo di Lampedusa non ci fosse stata la piccola barca di una piccola Ong, la piccola della Sierra Leone non sarebbe stata salvata e neanche avremmo saputo del naufragio. Invece in mare c’era la Trotamar III, veliero della Ong, Compass Collective, veri “pirati della solidarietà”, cuori e occhi aperti, anche nella notte fredda.


Li hanno chiamati “taxi del mare”, “facilitatori” o, peggio, “complici” dei trafficanti. La vera definizione delle Ong che salvano in mare l’ha data Papa Francesco due giorni fa ricevendo gli operatori della Onlus ResQ-People Saving People, ringraziandoli “per la meritoria azione che svolgete a favore dei migranti che attraversano il Mar Mediterraneo... un’opera quanto mai necessaria”. E aggiungendo parole che sono carezza e stimolo: “Di fronte al dramma dei migranti forzati, che purtroppo a volte diventa tragedia, voi non siete rimasti indifferenti, ma vi siete chiesti: io, noi, che cosa possiamo fare? Voi non guardate da un’altra parte”. Come nella notte di martedì, scegliendo il mare aperto e non il tranquillo porto. E solo così hanno potuto ascoltare quell’“Help!” della piccola Yasmine.
Eppure il Governo continua a trattarli da “criminali”. Lo conferma il “Decreto flussi” appena approvato nel quale le Ong vengono ancora più colpite con un allungamento del fermo amministrativo e l’aggravamento delle sanzioni in caso di “presunte” violazioni di indicazioni delle autorità. Quale violazioni? Aver eseguito soccorsi di più imbarcazioni in difficoltà invece di raggiungere il porto assegnato dopo il primo, lasciando così in mare altri migranti a rischio. Oppure “non aver collaborato” con la cosiddetta “guardia costiera libica” nel soccorso dei migranti che, in realtà, è un respingimento verso carceri e lager, torture e altre violenze. E infatti questi fermi vengono regolarmente annullati dai Tribunali. L’ultimo quello di Vibo Valentia che ha dato ragione alla Sea-Eye4 che ha “posto in essere le condotte contestate in adempimento del dovere assoluto di soccorso in mare” mentre “le indicazioni dei libici non possono considerarsi emesse nel rispetto della normativa internazionale”. E quindi disobbedire ai libici non è solo giusto ma doveroso se davvero si vogliono salvare persone in pericolo.


Fermo amministrativo provvedimento ingiusto e assurdo, anche perché per alcuni giorni il fronte dei soccorsi resta indebolito. Non basta il generoso e silente operato dei marinai della Guardia costiera, che continuano a soccorrere spesso fianco a fianco con le Ong, collaborando in nome della “legge del mare”. Servono tanti che “non si sono girati dall’altra parte”, come sollecita Papa Francesco. Per evitare che cresca il lungo elenco delle vittime dei naufragi: 618 morti e 918 dispersi quest’anno, secondo gli ultimi dati forniti dall’Oim. Una strage, visto oltretutto il calo del 60% degli sbarchi. Ora si aggiungono i 44 migranti che erano con la piccola Yasmine. Non lei, salvata da chi per i soliti “odiatori” costruttori di muri, non dovrebbe essere in mare. Invece c’è e salva “senza se e senza ma”, solo in nome della vita, per quei due occhioni spalancati a dire “grazie”.

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