sabato 19 giugno 2010
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A leggere i giornali, da qualche tempo, sembra che in Italia esista una sola grande inchiesta giudiziaria, poi divisa in tre per competenza territoriale, un solo (presunto) sistema di appalti pubblici in qualche modo "pilotati", un’unica (presunta) «cricca» di affaristi procacciatori e beneficiari di (presunte) mazzette e (presunti) favori sessuali di compiacenti signore e anche – è storia vecchia – un solo palese conflitto d’interessi. Invece, sorpresa (ma mica tanto...), scopriamo che indagini analoghe sono state avviate in 12 delle 20 regioni italiane. Decine di fascicoli istruttori, disseminati lungo più della metà del territorio nazionale, ipotizzano reati gravi quali corruzione, concussione, peculato, truffa aggravata, frode e zone penali limitrofe. Chi avrà la bontà di leggere nelle nostre pagine interne la mappa di questa sorta di risiko geo-investigativo si accorgerà che gli esponenti politici e gli amministratori locali coinvolti negli accertamenti delle varie procure della Repubblica appartengono a forze politiche di centrodestra, di centrosinistra e di centro. E che il sospetto di conflitto d’interessi è più diffuso di quanto si pensi. Insomma, quella morale sembra essere l’unica questione davvero bipartisan. Drammaticamente bipartisan, in una terra antica e nobile dove ormai si litiga perfino sulle date e sui simboli dell’unità nazionale.No, non è un modo per dire «tutti corrotti, nessun corrotto». Né per affermare, come in un vecchio film di Nanni Moretti, che rossi e neri (e bianchi e verdi e azzurri...) «sono tutti uguali». Al contrario, rifuggiamo da qualsiasi tentazione di lassismo e di qualunquismo. Osserviamo però, se non altro per un rudimentale calcolo delle probabilità, che le iniziative giudiziarie di una certa portata riguardanti l’amministrazione della cosa pubblica sono troppe per essere tutte scatole vuote, castelli accusatori di carta pronti a venir giù al primo soffio di bravo avvocato difensore.Non è un mistero, inoltre, che già da qualche anno la Corte dei Conti denuncia l’aumento dei fenomeni di corruttela: è una «patologia» che «resta tuttora grave», si legge nella relazione del procuratore generale Mario Ristuccia in occasione dell’apertura dell’ultimo anno giudiziario della magistratura contabile. Nei primi undici mesi del 2009, le denunce per corruzione sono cresciute del 229% rispetto all’anno precedente, quelle per concussione del 153%. E le sentenze di condanna in primo grado per questo tipo di reati hanno fatto registrare un incremento dell’11%. «Un tumore maligno», ha sintetizzato il presidente della stessa Corte, Tullio Lazzaro, che preoccupa soprattutto per l’estensione «capillare» di «piccoli episodi», indizio di un’attitudine radicata all’arricchimento sulla pelle dei cittadini.Gli stessi cittadini che oggi, con la manovra economica, sono chiamati a grandi sacrifici per mantenere in ordine i conti pubblici. Mancano i controlli e, soprattutto, appare latitante l’onestà. Pur con tutte le cautele del caso, infatti, quello che raccontiamo sembra qualcosa di più di un semplice flatus vocis. Tutti, è giusto e doveroso ricordarlo, sono innocenti, fino a prova contraria e fino all’eventuale verdetto definitivo di colpevolezza. Ma se questo è il termometro, il Paese ha la febbre.
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