domenica 30 giugno 2013
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«Il co­raggio, uno non se lo può dare», aveva intuito quel sottile indagatore dell’animo umano che era Manzoni. E, infatti, alla luce della genetica contemporanea, don Abbondio non aveva proprio tutti i torti nella sua difesa di fronte al cardinale Federigo. Pazienza che sia diventato il pavido e il tremebondo per antonomasia. Chi non soffre di quel 'difetto' è certamente Jorge Lorenzo, il centauro della Moto Gp, che ieri è andato in pista con una clavicola fratturata. Già cosa non da poco. Ma è meglio sapere anche il resto: giovedì, nelle prove libere di Assen su pista bagnata, cade rovinosamente e si infortuna alla spalla. L’osso scheggiato gli procura un dolore lancinante. Il pilota spagnolo, 26 anni, si fa iniettare morfina e portare con un volo diretto in Spagna per essere operato. Venerdì mattina, i chirurghi gli impiantano una placca di titanio e otto viti, coprono la ferita con una fasciatura rigida e riconsegnano il campione del mondo al viaggio di ritorno verso l’Olanda. Ieri mattina, Lorenzo si è rimesso in sella, ha fatto qualche giro di ricognizione, superato i test medici della Federazione e schierato al via in dodicesima posizione. Pronto a 40 minuti di sofferenza aggrappato al manubrio. Coronati da una fantastica rimonta fino al quinto posto. Accelerazioni a oltre 300 km/h e staccate da cardiopalmo con la moto quasi parallela al suolo sono già prove per pochi temerari; in quelle condizioni, da rarissimi 'incoscienti'.Lasciamo da parte per un attimo la considerazione sulla ragionevolezza di assumersi un tale rischio. Non sarà che il coraggioso Jorge sia un 'sensation seeker', quelle persone che hanno un tratto di personalità che li predispone a cercare esperienze nuove e intense? Tale inclinazione, con buona probabilità, ha una componente legata a qualche versione mutata di alcuni geni, forse quelli del circuito della dopamina. È una dotazione non solo benefica, quella del coraggio 'impulsivo': può facilmente condurre a comportamenti gratuitamente pericolosi, può fare sì che si diventi giocatori d’azzardo compulsivi o dipendenti da sostanze psicotrope. Ma, come sottolineano gli psicologi evoluzionisti, a piccole dosi è anche un dono per l’umanità. Se fossero troppi i 'sensation seeker', gli equilibri sociali potrebbe essere minacciati; quando però bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo è a loro che ci si rivolge. Chi si sarebbe imbarcato su una piccola e fragile nave per andare a esplorare oceani sconosciuti e finire con lo scoprire un Nuovo Mondo, contro il parere di tutti, se non avesse avuto il coraggio di Cristoforo Colombo? E il coraggio di Jorge Lorenzo. Il Dna però non è tutta la storia. Anche in questo Manzoni è in sintonia con la moderna scienza del comportamento. Alla forza d’animo ci si può anche educare; si può capire che ci è richiesta e che non possiamo tirarci indietro, spiega Federigo a don Abbondio, nel capitolo XXV dei Promessi Sposi : «Come non pensate che, se in codesto ministero, comunque vi ci siate messo, v’è necessario il coraggio, per adempir le vostre obbligazioni?». E per i cristiani esiste anche un sovrappiù, che va ben al di là di una pur emozionante impresa sportiva, perché, dice ancora il cardinale, «c’è Chi ve lo darà infallibilmente, quando glielo chiediate. Credete voi che tutti que’ milioni di martiri avessero naturalmente coraggio? che non facessero naturalmente nessun conto della vita? (…)Tutti hanno avuto coraggio; perché il coraggio era necessario, ed essi confidavano (…) l’amore è intrepido».​
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