giovedì 3 ottobre 2013
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Novità spet­taco­lare nel mondo dell’arte. Il museo Van Gogh di Amsterdam, che raccoglie l’opera del grande pittore, grazie a sofisticate tecnologie sta realizzando dei falsi quasi perfetti dei capolavori esposti («riproduzioni in grado di ingannare l’occhio meno esperto», letterale), e li mette in vendita, a circa 25mila euro l’uno. Il progetto è frutto della partnership tra il museo e la divisione belga di un colosso giapponese della fotografia. Il direttore del Van Gogh ammette onestamente che si tratta di un’operazione commerciale, nel caso qualcuno potesse sospettare che la trovata sia frutto di un’intuizione artistica, o di una visione estatica. È una notizia terrificante: un museo falsifica i suoi capolavori, tradisce il grande pittore che vi dedicò tutta la sua vita disperata, vendendo in tutta quella sua vita un solo quadro, peraltro grazie al generoso fratello. Van Gogh visse un’esistenza disperata, in costante povertà
 Nella piccola stanza della Casa Gialla di Arles il postino Roulin, rappresentato da lui come un angelo nel suo mantello d’ordinanza azzurro, gli portava sistematicamente le lettere che il fratello Theo gli inviava, confortandolo, sostenendolo con parole di passione e con denaro incluso nella busta. Van Gogh era anche malconcio fisicamente, ma lungi dal curarsi e custodirsi, lavorò senza tregua, notte e giorno, consumò la sua intera esistenza nella pittura, ossessionata, indefessa, alla ricerca della dimensione ultima della vita e dell’uomo, alla caccia dell’assoluto. Con una dedizione religiosa. Il destino decise che i suoi quadri, ignorati durante la sua vita, assumessero presto valore commerciale enorme, essendo riconosciuti tra le massime opere pittoriche dell’uomo moderno.
Ora la logica del dio danaro, che umiliò nella miseria il grande pittore, che non riconobbe, come mai ha riconosciuto, un minimo valore alla realtà e ai prodotti dello spirito, si accanisce ulteriormente su Van Gogh, trasformando i prodotti della sua anima e del suo genio, della sua sofferenza e del suo spasimo, in merce imitabile, replicabile, da vendere per realizzare denaro. Non l’onestissimo, economico poster, non la dichiarata, fedele riproduzione. Un falso, ufficiale. Un tempio (perché esistono anche i templi non strettamente religiosi, ma custodi del patrimonio spirituale dell’uomo) che falsifica le sue opere, opere dello spirito e del genio, per venderle. Dove? A chi? Destinatari privilegiati i casinò, i luoghi della dissipazione e dello sperpero, dove uomini giocano la propria fortuna in preda a un demone distruttivo, rovinando se stessi e le proprie famiglie.
Non dobbiamo illuderci, noi che entriamo nel Museo Van Gogh ad Amsterdam, che le visioni davanti ai nostri occhi siano le opere uniche, esclusive di un grande pittore, che questa visione – che ci è concessa al prezzo modico di un biglietto d’ingresso – sia un privilegio indimenticabile, un dono di cui ringraziare per sempre la vita. No, stupidaggini. Il Museo, il tempio, ne produce di quasi uguali, a un prezzo da ricchi cafoni che si accendono il sigaro con il bigliettone da cento dollari, per portarsi in casa un esemplare quasi uguale a un dono di Dio e della grandezza dell’uomo. Questo è il messaggio che viene diffuso dal Museo che porta il nome di Van Gogh, il genio che visse in francescana povertà per spalancarci, attraverso il tormento, la luce e la gloria del suo spirito. Mala tempora currunt , nel nostro mondo. La malattia è radicale e radicata, è davvero forte e potente il drago al cospetto del quale si leva la mano disarmata ma carismatica di papa Francesco.
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