Sconti su lavoro nero e soldi spariti: i guai dei vicepremier
mercoledì 28 novembre 2018

Lo sappiamo tutti: il lavoro nero è inammissibile. Fino a prova contraria, si capisce. Come i conti dei partiti politici, che devono essere certificati e trasparenti, ma senza esagerazione. Un po’ come quella scena di Tre uomini e una gamba, dove il buon Giacomo incontra una ragazza che gli piace, lei gli chiede se davvero lui sta per sposarsi e in tutta risposta si sente dire che sì, è vero, «ma non è niente di serio». Ecco, appunto. Basta con quei musi lunghi da professori e rosiconi. Perché le regole vanno benissimo, però non trascuriamo le eccezioni.

Di queste ultime, in realtà, non ci sarebbe traccia nel famoso Contratto di Governo, a meno che non si tratti di qualche codicillo in corpo minuscolo, pressoché invisibile a occhio nudo. Eppure ci deve pur essere scritto da qualche parte. Che il ministro del Lavoro può entrare in contenzioso con se stesso, per esempio, oppure che un segretario di partito (magari un solo segretario di un solo partito) può avvalersi di quella facoltà di "non sapere" che finora è stata contestata ai suoi colleghi. Non è giusto? E perché mai? Prima era giusto in un modo, adesso è giusto in un altro, ma sempre di giustizia si tratta. Per la Lega sono i milioni svaniti nel nulla, per il Movimento 5 Stelle è la condotta imprenditoriale più che disinvolta addebitata alla famiglia dell’onorevole Di Maio. Ma va tutto bene, finalmente.

Per fatti come questi negli anni Novanta si facevano le fiaccolate attorno ai Palazzi di Giustizia e negli anni Zero si riempivano le piazze con i Meetup, nel 2018 ce la caviamo con una diretta su Facebook e due hashtag su Twitter. Ma vanno ben anche un hashtag e due dirette, sia chiaro. Guai, se la politica si fermasse davanti a queste sciocchezze. Non siamo più la Repubblica dello zero virgola e, come abbiamo appreso con sollievo in queste ultime ore, non occorre più aver studiato per argomentare le proprie ragioni. Un’affermazione che in altri tempi avrebbe fatto scuola, non fosse che ora come ora anche questa mania della scuola risulta troppo elitaria. Avanti allora, senza paura. Volevate il cambiamento? Il cambiamento è arrivato.

Al posto dei processi per direttissima si invoca la democrazia diretta. Non ci si fida più di nessuno, a parte quelli di cui ci si fida sempre. I libri, i giornali, perfino la televisione sono presentati come gli emissari di un complotto universale, di modo che ogni notizia ha già la sua smentita incorporata. "Chiedetevi perché salta fuori in questo momento" è la frase che mette sull’avviso e scaccia ogni sospetto. Noi siamo i buoni, ci mancherebbe altro.

E chi ha qualcosa da obiettare è in malafede, a prescindere. Se mai la realtà fosse di parere diverso, la realtà stessa sarebbe in malafede. Viene voglia di arrendersi, ammettiamolo. Seguire l’esempio del Dottor Stranamore, che nel pieno della Guerra Fredda aveva imparato ad amare la bomba atomica e non preoccuparsi più. Abbandonare la prudenza di Ulisse e lasciarsi incantare dalla malia delle sirene. Vivere, una buona volta, nella migliore delle Italie possibili.

Tirare dritto senza più l’incomodo di dover rigare dritto. A voler essere sinceri fino in fondo, non sarebbe esattamente quello che ci è stato promesso. Onestà assoluta, questo ci aspettavamo. E inflessibilità della legge (coi potenti, perché coi poveracci è durissima da sempre), certezza della pena, nessun favoritismo mai. Vaste programme, si sarebbe detto una volta: è una citazione, ma se cercate tra virgolette su Google salta subito fuori, garantito. Poi per fortuna ci siamo evoluti, è arrivato il Black Friday e un po’ di sconto, tra uomini di mondo, non si nega a nessuno.

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