Ciò che il Paese soffre e chiede
mercoledì 29 marzo 2023

L’esito del click day rappresenta una grande occasione per il governo Meloni. Il picco di richieste di assunzione di manodopera straniera da parte di datori di lavoro del nostro Paese è stato infatti pari a tre volte l’offerta di posti previsti, certificando così il ritardo della politica nei confronti dell’economia e del mondo del lavoro. Un ritardo, nei tempi e negli strumenti a disposizione, che mette nelle condizioni chi guida adesso l’Italia di fare un clamoroso passo in avanti. Tanto più sorprendente perché inaspettato.

Paradossalmente, il governo più a destra nella storia della nostra Repubblica potrebbe fare qualcosa che chi l’ha preceduto non è riuscito a fare, per di più senza neppure provarci davvero. Che cosa? «Qualcosa di sinistra», per usare un’espressione resa celebre da Nanni Moretti. Non solo: la presidente del Consiglio potrebbe farlo ascoltando la voce di mondi che a una crescente e strutturale trasversalità uniscono ancora la tradizionale vicinanza a un centrodestra che si è fatto destracentro. E, così facendo, potrebbe dimostrare all’opposizione, alla società civile, financo all’Europa, una maturità su questi temi che oggi ben pochi hanno e quasi nessuno è disposto a riconoscere all’attuale maggioranza italiana.

I numeri sono la prima giustificazione possibile per un cambio di marcia in materia di immigrazione. Interi settori, dall’agricoltura al turismo, reclamano personale adesso, alla vigilia di una stagione che può garantire tante opportunità. Secondo i dati Excelsior-Unioncamere, complessivamente, la difficoltà di reperimento di lavoratori costa al nostro Paese 38 miliardi l’anno. Una piccola parte di questa spesa può essere recuperata allargando la platea dei posti disponibili per i cittadini stranieri sin da subito. La seconda ragione per la svolta rimanda al dato di realtà: territori e imprese sono pronte a muoversi in quella che, volenti o nolenti, per molti rappresenta una regolarizzazione di fatto di persone già presenti sul nostro territorio. È a partire da questa presa d’atto, semmai, che occorre accelerare, ragionando ad esempio sul ritorno alla figura dello “sponsor” per supportare l’ingresso regolare di persone immigrate. Poi occorre maggiore flessibilità, per consentire ai datori di lavoro di accedere a manodopera in più finestre temporali durante l’anno.

Correttivi di non poco conto, che risultano già essere nell’agenda dell’esecutivo. Certo, non è un mistero che la vera sfida, sempre più urgente e sin qui troppo sottaciuta, è quella dell’integrazione. E su questo vorremmo ascoltare finalmente parole in grado di riportare il dibattito su toni civili e misurati, dopo il debutto drammatico di questi mesi, tra tragedie incancellabili come quella di Cutro, naufragi più lontani dalle coste e già dimenticati, odiose e inutili battaglie giuridiche e verbali contro i volontari del mare. È sbagliato illudersi di fermare le partenze a monte se poi non ci si organizza a valle, mettendo a tema percorsi organizzati e sicuri non solo di arrivo, ma anche di accoglienza. Qualche segnale (non ancora sufficiente, ma necessario) è arrivato ad esempio sui minori non accompagnati, dove le risorse aggiuntive garantite recentemente ai sindaci andranno concretizzate in progetti diffusi sul territorio e non calati dall’alto.

Altri segnali sarebbero necessari per garantire a chi arriva di poter presentare domanda di protezione in tempi certi, mentre invece burocrazia e poco personale tra le forze dell’ordine restano ostacoli troppo alti anche per i richiedenti asilo. C’è molto da fare, eppure alcune parole pronunciate ieri dalla premier Meloni a Roma fanno ben sperare. « La patria non esiste senza il vostro lavoro, la dedizione, la disponibilità al sacrificio, l’umanità ». Parlava ai militari dell’Aeronautica militare, in occasione del centenario dell’Arma azzurra, riconoscendo prestigio e valore di questa istituzione. Se la premier sarà all’altezza della prova, tra qualche anno il capo del governo potrà ringraziare allo stesso modo tanti nuovi italiani che avremo saputo inserire con dignità ed efficacia nella comunità civile del nostro Paese.

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