lunedì 7 settembre 2015
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Caro direttore,
3.500 metri di altezza, un panorama mozzafiato sulle cime della Marmolada, ma lo spettacolo più grande Dio doveva ancora regalarcelo. Io e altri due amici preti eravamo nel rifugio a prendere un caffè, usciamo e troviamo i nostri cento ragazzi delle medie, radunati dai più grandi, che si sono messi a cantare quei canti alpini che solo qualche anno fa dicevamo: «Con la musica che ascoltano non li impareranno mai». Subito, guardando gli altri due, dico: «Che bello!». Ma il bello doveva ancora venire. A fianco del rifugio si fermano due donne giapponesi. Abbassano lo sguardo e ci fissano per qualche istante. Poi una si rivolge all’altra e in inglese le chiede: «Ma chi sono?», e subito arriva la risposta dell’amica: «Sono cristiani». La cosa più sorprendente è che l’ha intuito senza alcun dubbio non perché stessimo celebrando la Messa, non perché stessimo cantando canti religiosi, ma dal fatto di vederci uniti a fare la stessa cosa. Dio ci ha spiazzato così. Dentro tutta la confusione del mondo resterà solo l’unità tra noi, quella che nasce dall’avere il medesimo pensiero, quello di Cristo.
 
don Simone Riva - Arcisate e Brenno (Va)
Ci è stato detto, caro don Simone, che ci riconosceranno da come viviamo l’amore e l’unità tra noi e la pazienza dei costruttori e l’apertura (anche in canto) verso gli altri e il mondo. Un mondo bellissimo e difficile, che ci è casa e strada, ma non contiene tutto il nostro destino di uomini e donne. Un destino che è soprattutto una Buona Notizia da accogliere cambiando le nostre vite e la nostre voci. E che, se e quando è tale, può davvero diventare lievito, umile ma d’imprevedibile e prodigiosa forza, per noi stessi e per chi ci sta accanto. Con pochi tratti di penna, qui, tutto questo ci viene ricordato, su uno sfondo alpino di incomparabile bellezza. Grazie, don Simone. La «confusione del mondo» è la musica di ogni tempo, a noi sta di interpretarla senza supponenze, senza ingenuità e senza rassegnazione, ascoltando e facendoci ascoltare, capendo e facendoci capire. Il «pensiero di Cristo» è la Risurrezione e un pane conservato con amore, eppure impastato con sempre nuova farina, spezzato e condiviso senza esitazioni.
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