«Chi ostenta la sua fede mette in crisi la mia». E domande già fatte
mercoledì 13 ottobre 2021

Gentile direttore,
le scrivo riflettendo sulla lettera della professoressa Caruso a proposito della frase su Dio «neanche un’ipotesi», attribuita al fisico premio Nobel Giorgio Parisi. La mia fede in Dio è messa a ben più dura prova dal clero, dalla loro voce – tra cui voi – e dalle tante persone pubbliche che professano apertamente fede cattolica piuttosto che dalle parole di uno scienziato. Porto un banale esempio: se 'Avvenire' scrivesse magari che il furto è peccato? Che la tangente è furto. Che il pizzo è furto. Costituire un cartello economico è furto. Evadere le tasse è furto. Destinare più risorse all’Esercito che alla Sanità è furto. Continuo?

Ettore Arioti

Gentile signor Arioti, lei ha certo motivi seri per essere così amaramente polemico. Ma forse la lettura di 'Avvenire' non è tra le sue attività abituali. Se lei ci leggesse un po’ di più, saprebbe infatti che abbiamo scritto – molte volte e con nettezza – le cose che elenca: pizzo, tangenti, evasione fiscale etc. sono peccato e reato. Ma è vero che c’è almeno una cosa che non abbiamo mai scritto. E cioè che «destinare più risorse all’Esercito che alla Sanità è furto». Non lo abbiamo fatto semplicemente perché in Italia questo non avviene. Nel nostro Paese le spese per la Difesa stanno raggiungendo i 25 miliardi di euro e valgono l’1,6 del Pil, mentre quelle per la Sanità valgono il 7,5% del Pil e nel 2020 hanno impegnato 123,5 miliardi di euro. Si può sostenere che le spese militari sono troppe, non si possono dare notizie infondate e fare affermazioni sbagliate. E la nostra ispirazione cattolica rafforza l’impegno cronachistico a serietà e affidabilità. Chi ha idee chiare e convinzioni forti non rinuncia a fare i conti con la realtà dei fatti, che va sempre rispettata. Quanto, infine, alle professioni di fede cattolica di personaggi pubblici che la mettono in crisi con Dio, mi par di capire che lei parla di ostentazioni di una 'fede senza le opere', cioè di una fede senza carità e - come ci ha ricordato domenica papa Francesco - questa è una triste condizione di incompletezza. Se è così, mi dispiace per queste persone e per lei. Oso, tuttavia, consigliarle di non fare di tutta l’erba un fascio: ci sono buoni credenti anche tra donne e uomini pubblici.

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