Che cosa significa saper difendere la nostra cultura (e cosa sporca di più)
mercoledì 8 settembre 2021

Signor direttore,
qualche pomeriggio fa ero parcheggiato in via Domenichelli a San Felice Circeo e mi sono accorto che un magrebino si stava apprestando a urinare proprio all’altezza della mia macchina. D’istinto, senza pensare a quale avrebbe potuto essere la sua reazione, gli dico: «Ehi, scusa, ma proprio qui la devi fare?». Fortunatamente ha reagito positivamente, anche se dimostrando di essere alticcio. Infatti, si è scusato biascicando e si è allontanato. Pensavo che avesse capito, ma seguendolo con lo sguardo ho visto che si è solo spostato di qualche metro. Non c’è nulla da fare: per loro è normale così. Signor direttore si rassegni, è meglio mantenere la nostra cultura senza acquisire la loro.

Carlo Scognamiglio

Complimenti, signor Scognamiglio, per aver cercato di tenere un po’ più pulita San Felice Circeo. Se con garbo, ci facessimo sempre sentire con chi sporca le vie delle nostre città (magari anche con chi butta cartacce e altri piccoli rifiuti in giro) tutta l’Italia sarebbe pulita come tante località dove il senso civico e della decenza sono più di casa... Ma detto questo, «loro» chi, signor Scognamiglio? La cultura di chi? Degli alticci, degli ubriachi? O forse lei contrappone davvero la superiore pulizia degli italiani a quella di esseri umani “diversi” perché nati altrove? I pregiudizi sono sempre a doppio taglio, se lo ricordi. E poi si rassegni lei: la «cultura» degli ubriachi è uguale per tutti, ovunque siano nati. Non è mai troppo tardi, mi creda, per schiarirsi le idee, uscire dall’ubriacatura che impedisce di capire una verità elementare come questa e cominciare a difendere davvero la nostra civiltà. Anche dai veleni della xenofobia e del razzismo, che sporcano più dell’orina sui muri.

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