venerdì 29 luglio 2011
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I simboli sono importanti. E parlano alla gente. Per questo, anche pochi giorni fa, abbiamo ricordato che bisogna saper rispettare la bandiera e ciò che rappresenta. Oggi, diventa importante aggiungere che non si dovrebbe mai giocare a piantar “bandierine” nel cuore delle istituzioni. Ma è anche necessario sottolineare che, in tempi che richiedono da tutti consapevolezza e sacrifici, non ci si dovrebbe permettere il lusso di sperperare un solo centesimo in più del già (bene o male) speso e anche la minima energia per bracci di ferro incomprensibili e inutili agli occhi dell’opinione pubblica. Ben altri gesti ed esempi ci attendiamo dai politici.La strana guerra dei “Ministeri al Nord” è la lampante dimostrazione di tutto questo. Nessuno, né a Nord né a Sud, chiede Ministeri sotto casa, ci basterebbe un governo centrale che funziona (cioè che non ci funesta burocraticamente la vita e che coordina bene le proprie ramificazioni territoriali) e soprattutto ci basta che funzionino le cosiddette istituzioni di prossimità (in primo luogo i Comuni).  Alzi, poi, la mano quel militante leghista che pensa davvero che l’installazione in Brianza di una qualche sede del dicastero della Semplificazione o – pensate un po’ – del   Turismo (che deve già fare i conti con straripanti competenze regionali) cambierà la vita al cittadino di Tarvisio o di Rovigo, di Cuneo o anche solo di Biassono. Alzeremmo invece in molti la mano, in ogni parte d’Italia, se ci si chiedesse se siamo stufi di dover assistere a Roma come a Monza a unghiate premeditate alla trama delle regole fondamentali e a piccole parate insensate, destinate solo ad alimentare propagande e a creare forse un “precedente” se – caso mai – non ci si dovesse curare dello sbrego più o meno grosso fatto alla Costituzione. Meno male che al Quirinale c’è chi se ne cura. E meno male che a Palazzo Chigi si sia capito, e risposto a dovere. Questo caso è da chiudere, semplicemente e subito.
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