venerdì 21 agosto 2009
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Caro Direttore,nonostante incuria e oblio, insistono (resistono!) sull’isola d’Ischia centinaia di meravigliose edicole votive. Si tratta di magnifiche testimonianze di fede cristiana e di cultura popolare che raccontano la nostra storia impreziosendo il paesaggio e arricchendo notevolmente il fascino architettonico di un’isola già di per sé incantevole. Molte di queste opere d’arte stanno purtroppo subendo attacchi d’incuria, abbandono e molteplici danneggiamenti. Il grande tesoro di valori aggiunti dell’identità locale è infatti fortemente a rischio, vittima della furia distruttrice, dell’ignoranza e del fanatismo dei nuovi «taleban del dio quattrino» a cui si aggiunge la colpevole inerzia di amministratori locali. Quest’anno, nel giorno di Maria Assunta a mezzogiorno, insieme a tanti cittadini di Forio ci siamo recati ai piedi dell’immagine della Madonna di Pompei in vico Annunziata nel centro storico di Forio per recitare il S. Rosario e deporre un po’ di fiori. È stato il nostro «ferragosto alternativo». Sono stati momenti intensi, bellissimi, indimenticabili, commoventi. Abbiamo sperimentato come gli sfregi causati recentemente da irresponsabili lavori edili abusivi e l’aria nauseabonda proveniente da una sottostante discarica (abusiva, anche questa) di rifiuti, non possono nulla contro l’incantevole bellezza del volto e contro il profumo dolce e materno di Maria.

Luciano Castaldi, Ischia (Na)

Quanto lei ci testimonia da Ischia, caro Castaldi, è in larga misura specchio di una situazione che coinvolge tutta l’Italia. Le edicole votive sono testimonianze di fede con le quali la religiosità popolare ha raggiunto ogni angolo del nostro Paese. Un patrimonio che aumenta la suggestione di tanti angoli già di per sé affascinanti e dolci di campagne, incroci viari, sentieri alpini, isole... Sono il tributo che una fede schietta e semplice ha reso lungo i secoli per testimoniare gratitudine e devozione al Signore, a Maria, ai santi. Ora, talvolta, il diradarsi delle occasioni in cui quella devozione si manifestava, va di pari passo col deteriorarsi di tanti piccoli gioielli. Un tempo non c’era bisogno di delibere della giunta comunale per provvedere alla pulizia e alla manutenzione; tanto meno si poneva il problema di atti di vandalismo e di sfregi blasfemi. Per questo, il recupero di tradizioni, luoghi, simboli, potrà avere successo solo se sarà espressione – come nel caso vostro – di un movimento di comunità, di popolo che rivitalizza la propria storia. Un ruolo, certo, compete anche alle autorità locali, quanto meno per evitare fenomeni di degrado analoghi a quelli che voi avete rilevato nell’immediata prossimità della vostra edicola. Ma simboli del genere sopravviveranno solo se ci sarà chi si prenderà a cuore la loro sopravvivenza, li curerà con la premura e la devozione che li hanno salvaguardati lungo i secoli; se ci sarà chi, fermandosi davanti ad essi per una preghiera, sarà anche disposto a strappare qualche ciuffo di erbacce e a cambiare l’acqua ai fiori.
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