martedì 10 febbraio 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
Confessiamolo: la stragrande maggioranza di noi, e della tifoseria “media” (cioè mediamente impegnata a seguire anche ciò che nel calcio non è solo gol e poesia), pensava fosse una vicenda ormai sepolta. Un po’ perché 4 anni per chiudere non un processo ma solo l’indagine che farà aprire il processo, sono più che sufficienti per dimenticarla. E un po’ perché dimenticare era più comodo. Invece la Procura di Cremona ieri ha notificato 130 avvisi di chiusura indagine per le vicende del Calcioscommesse, risvegliando la nausea sopita di chi aveva perso il filo.  Fra taroccatori di partite (veri o presunti), giocatori bolsi a caccia di mazzette, millantatori professionisti, terrificanti scommettitori 'zingari', mafia asiatica e calciatori annoiati di ricchezza a caccia di emozioni, si è dipanata un’inchiesta penale che ha fatto (e ancora farà) a pugni con l’omertà degli addetti lavori prima ancora che con quella degli indagati. Difficile dire come finirà: molti di loro hanno già pagato il conto con la giustizia sportiva, che da sempre viaggia su binari completamente diversi rispetto a quella ordinaria. Più patteggiamenti che condanne, più assolti che colpevoli, più dubbi che certezze: la grande bolla annunciata del calciomarcio si era risolta in una puzzetta di pattume, forte ma sopportabile. Ora invece si riapre il bidone, con vecchie glorie del trucco alla ribalta, qualche new entry, molte conferme. Quella di Antonio Conte su tutte. Il quale prima era stato indagato (per omessa denuncia) come allenatore del Siena e condannato (4 mesi) mentre era allenatore della Juventus. Ora invece è accusato di frode sportiva mentre vesti i panni di commissario tecnico della nazionale italiana. Un ruolo istituzionale e un’ombra penale ben più grave. Leggendo le carte di Novara-Siena (2-2) e Albino-leffe Siena (1-0) del 2011, i magistrati gli imputano una partecipazione quasi “debordante” «nel compiere atti, anche fraudolenti, diretti ad ottenere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento dell’incontro». Antonio Conte, l’emblema del duro e puro, della dedizione maniacale, il nocchiero dell’Italia. Non diciamo che sia tutto falso, ma speriamo fortemente che non sia vero. Non per Conte, ma per il calcio. E per noi. Che l’unica scommessa che facciamo ancora è che ogni partita cominci da 0-0 e che la vinca chi (più o meno) lo merita.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: