giovedì 14 luglio 2016
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​Signor direttore,
 
il padre giuseppino Sergio Cerracchio, persona consacrata a Dio, ma «ex tifoso del Napoli» – come si firma – dovrebbe esprimere le proprie doglianze per la disastrosa situazione della cattolicità: abbandono dei sacramenti, ricerca del divertimento, perdita del senso di peccato, comportamenti indecorosi ecc. e non per le vicende effimere quanto diseducative dell’attuale mondo pallonaro. Ma non è da sorprendere perché oggi si parla più di “fede calcistica” che della virtù teologale. Ed anche lei, che riserva spazio per simili bischere espressioni “culturali”, non è da meno.
Luciano Pranzetti
Dio ci guardi dal ridurci a uomini e donne “a una sola dimensione”, gentile professore Pranzetti. Dio ce ne guardi, davvero. Tutti: credenti e non credenti, laici e consacrati. Perché in ogni attività e relazione umana c’è un po’ del senso del nostro stare al mondo e, da cristiani, del nostro camminare sulla strada aperta da Gesù. «Homo sum; humani nihil a me alienum puto», (sono uomo e nulla di ciò che è umano lo considero a me estraneo). Non è Vangelo, è un verso di Terenzio. Saggezza umana che anche un Papa grande e santo come Paolo VI fece propria. Nella mia contraddittoria piccolezza, non capisco lei e sto con lui.
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