Auguri di sana e cristiana inquietudine in questo mondo pieno di «invisibili»
venerdì 23 dicembre 2016

Caro direttore,
l’amica suor Gabriella Bottani è missionaria comboniana, dal 2009 al 2014 parte del coordinamento della rete contro la tratta di persone della Conferenza brasiliana dei religiosi (Crb). Ora è responsabile di Talitha Kum (<+CORSIVODIR_RISP> www.talithakum.info <+TONDODIR_RISP>) la rete mondiale della vita consacrata contro la tratta di esseri umani. «Le attività svolte – dice – sono diverse secondo i contesti in cui operiamo: accompagnamento ai sopravviventi della tratta; progetti preventivi di formazione e sensibilizzazione; impegno per politiche sociali più efficaci contro questa pratica». Un terzo del totale delle vittime mondiali della tratta sono adolescenti sotto i 18 anni, in particolare bambini e soprattutto bambine. In alcuni aree le percentuali sono drammatiche. «In Africa – spiega ancora suor Gabriella – siamo al 70%. Nel contesto europeo e italiano la tratta di donne nigeriane sta crescendo vertiginosamente: si parla di un più 300%, e molte di loro sono minorenni». Quelli che seguono sono gli auguri natalizi di suor Gabriella. Mi piace farli miei e condividerli.
Silvio Mengotto
"Lo fasciò e lo pose a giacere in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo" (Lc. 2,7)

Cari amici,
sono rientrata da poco da Tailandia e Filippine, dove ho potuto incontrare le reti di “Talitha Kum” nel Sud Est Asiatico, una delle principali regioni di origine delle persone vittime del traffico di esseri umani. Con loro ho pregato, visitato posti storici, partecipato a incontri, ma soprattutto ho ascoltato le storie di speranza e di dolore di chi è stato sfruttato dalle reti soffocanti della criminalità organizzata responsabili per la schiavitù nell’era della globalizzazione. Come immagine di presepio per il 2016 ho scelto la foto con due bambine riscattate dalla tratta per sfruttamento sessuale, che ora si trovano in un centro di accoglienza protetto. In loro contemplo il Natale, il gesto semplice di Maria che fascia, copre Gesù, e lo pone a giacere in una mangiatoia, perché non c’è posto per loro nell’albergo. La solidarietà di queste due bambine, che si sostengono a vicenda dopo aver condiviso l’esperienza il dolore e il dramma di essere state sfruttate, come oggetto. All’avidità di lucro e potere, il Natale propone la gratuità e la dolcezza di un semplice abbraccio. Questo semplice gesto, che contemplo, mi avvolge e mi pone alla presenza della luce che risplende nell’abbraccio intimo tra il divino e l’umano nel Natale. Non c’è posto nell’albergo. L’albergo è il luogo dove l’accoglienza si fa a pagamento, dove chi entra deve pagare, è il luogo della mercificazione della vita. Negli squallidi interessi di chi si approfitta di tutto e di tutti per il suo potere e piacere, Gesù non trova spazio per nascere. Dio non è un servizio a pagamento, dove la sua presenza si ottiene in relazione ai soldi e/o al potere che si ha (o si crede di avere). Gesù è avvolto in fasce ed è deposto nel luogo semplice e umile della mangiatoia, dove vive chi condivide la sua vita con gli altri, gli animali, la natura, i pastori, i poveri, gli emarginati, quelli che hanno solo il sufficiente per vivere, ma non i soldi per pagare l’albergo... I tanti Erodi della storia non incontreranno mai Gesù e lo splendore dell’incontro tra Dio e l’Umano che brilla nei poveri. O meglio possono incontrarlo, ma dovranno rinunciare ai loro privilegi e mettendosi in cammino verso la mangiatoia... Gesù invita tutti a mettersi in cammino, per stare con lui e abbracciarci, in un gesto ricco di tenerezza e dolcezza. Il pianto che viene dalle tante mangiatoie nel mondo ci chiama e attrae, la luce che brilla in gesti di gratuità e cura ci indica il cammino della speranza. Buon Natale
suor Gabriella Bottani, missionaria comboniana


Eccoci a Natale. «Natale vero. E straziante», come titoliamo oggi sulla prima pagina di "Avvenire". Natale vero, ovunque. E, grazie a Dio, anche nelle nostre case. Perché l’invisibile si è fatto visibile, la Parola si è fatta carne, e questo continua ad accadere dove anche solo «due o tre» sono riuniti nel nome di Gesù, il Figlio che ci è dato attraverso Maria. Natale vero, anche ad Aleppo, città simbolo della follia della guerra alimentata dai fanatismi ideologici e religiosi, dalle armi cinicamente vendute e comprate, dai giochi di potere dei grandi del mondo.
Ad Aleppo infatti, lo raccontiamo a pagina 4, dopo una tragedia lunga anni (e pur tra ferite ancora aperte) le armi hanno cominciato a tacere. Ma Natale straziante. Perché uomini e donne in carne e ossa continuano a diventare invisibili e invisibile è la loro fatica di vivere, che li spinge sino alla disperazione di una migrazione forzata che procede su cammini di morte.
Natale straziante. Perché non c’è altro aggettivo per definire la lunga strage che continua sulle vie d’acqua che portano in Europa, e la quasi assoluta invisibilità mediatica, ieri, di cento vite disperse – ne scriviamo a pagina 5 –, svanite anche tra le onde di ben altre concitazioni informative. In qualche misura comprensibili, visto che si tratta della sorte dell’assassino jihadista di Berlino, ucciso in Italia dopo essere riuscito ad attraversare Germania e Francia; e visto che riguarda le nuove e altisonanti “grida” anti-immigrati di un paio di capi politici nostrani – Salvini e Grillo – che vorrebbero l’espulsione immediata di tutti gli «irregolari», intendendo con questo termine pure i «diniegati», cioè i profughi a cui viene negato lo status di «rifugiati» perché provengono da Paesi non considerati in guerra o sotto dittatura (come la Nigeria dei sanguinari islamisti di Boko Haram o il Gambia ferocemente infeudato da Yahya Jammeh...). Straziante, davvero.
Perché se quelle cronache sono, appunto, comprensibili, del tutto incomprensibile è certa leggerezza feroce della polemica politica e la deliberata invisibilità di migliaia di vite mietute a causa dell’ingiustizia. Anche per questo sono grato a Silvio Mengotto per aver condiviso con tutti noi gli auguri di suor Gabriella Bottani, responsabile di Talitha Kum, realtà che i nostri lettori conoscono e che conduce sin dal nome (in aramaico significa “Fanciulla, alzati!”) una strenua battaglia contro la invisibilità e per la liberazione delle vittime della tratta di persone. Auguri, dunque, amici lettori. Auguri di ogni bene, di ore serene e, in questo mondo purtroppo pieno di «invisibili», di conservare occhi umani e una sana, cristiana inquietudine.

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