domenica 27 giugno 2010
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Caro direttore,vivere di fede, le difficoltà della fede, la fede è un dono (gratuito), perdere la fede, differenza tra uno che ha la fede e chi non ce l’ha, aumentare la fede... Quanti quesiti una persona si pone nel corso della vita. Ad essi è stato dato qualche attimo di riflessione? È tempo perso anche per uno che ha succhiato la fede fin dalla tenera infanzia, aprendo gli occhi tra le braccia della madre? In una sana famiglia cristiana, nel tempo passato, certi problemi importanti erano già risolti fideisticamente e quindi non si ponevano. Oggi però, avanti negli anni, pur ammettendo l’esistenza o meglio la necessità di un Dio creatore e ideatore della nostra realtà, che dovrebbe essere accettata da tutti quelli che secondo me vogliono usare la ragione, mi si presenta un certo dubbio (che vorrei risolvere), frutto forse della tecnologia sempre più imperante del nostro tempo. Come fa Dio a seguire tutto l’ordine del creato, i miliardi di esseri umani che vivono, come fa ad aver pensato di pensare al povero sottoscritto, e perché mai – per dirla con Santa Teresa – avrebbe addirittura predisposto dall’eternità che io godessi di quel particolare fiore? Forse non c’è esagerazione nel credere che Dio ama proprio me, che mi segue, che mi aiuta? Capisco, poi, anche la tesi di quelli che parlano di un Dio ingegnere, architetto che ha creato (organizzato) all’inizio il mondo, e poi l’ha abbandonato al suo destino. Ho anche tentato di risolvere il dubbio a modo mio, cioè – pur ammettendo di essere limitatissimo per poterlo capire (e risolvere) – penso alla possibile presenza e assistenza (amorosa) di un Dio che si potrebbe giovare (soluzione piuttosto infantile suggerita dalla tecnica umana) di un potentissimo "computer" nel quale confluiscono tutti i dati dell’universo. Ammetto che più che una soluzione si tratta di un placebo, ma il mio dubbio rimane e le sarei grato se mi aiutasse a superarlo.

Sandro Liveiro

Non mi chieda troppo, caro amico, sono solo un cronista... E si accontenti – viste anche le sue buone letture e la sua generosa fantasia – di una piccola grande domanda: lei sa che oggi vediamo «come in uno specchio, in maniera confusa», ma sa anche che Dio ci ha parlato e "toccato", fino a entrare nella nostra storia. Allora perché invece di costruire ipotesi "su di" Lui e di interrogarsi su come credere "in" Lui, non prova semplicemente ad ascoltarlo e a credere "a" Lui?
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