giovedì 30 maggio 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
​O sei cool o non lo sei. Anzi o sei cool o non sei. Punto. È di nuovo tornata la polemica sui commessi e sui negozi Abercrombie, la celebre catena di abbigliamento sbarcata anche da noi in Italia. Non solo le commesse e i commessi devono essere magri, belli e palestrati – questo lo sapevamo già, è sotto gli occhi di tutti – anche i clienti hanno l’obbligo di esserlo. Il gran capo di Abercrombie, il sessantottenne Mike Jeffrey, ha ribadito che nei suoi negozi vuole solo vedere persone, anzi corpi, che siano in grado di indossare i suoi capi, vale a dire corpi che non superino una certa taglia. Giovanissimi corpi perfetti e scolpiti. In sintesi, non vuole che i più grassi macchino il brand facendo sfigurare le sue magliette o i suoi pantaloncini. La prospettiva si è completamente ribaltata: non è più l’abito che arricchisce e abbellisce il corpo, ma il corpo che abbellisce l’abito, gli fa da complemento.In una sua dichiarazione di qualche anno fa, rispolverata in occasione delle recenti polemiche, lo stesso signore ha affermato che «anche nelle scuole ci sono i ragazzi fighi e popolari, e poi ci sono i bambini non-così-tanto-cool. Noi corteggiamo tutti i ragazzi attraenti». Quelli che lo sono ovviamente indossano i suoi capi, ça va sans dire, segno di distinzione e appartenenza, divisa garante di popolarità fra i pari. Il tema è interessante e travalica i confini del fashion: chi è cool  a scuola, in classe, in oratorio, nella squadra? Non possiamo certo negare l’importanza dell’abbigliamento. Esso è parte della presentazione di sé e non ha solamente lo scopo di coprire. Curare il proprio abbigliamento, scegliere i vestiti la mattina, ha a che fare con il decidere come presentarsi a un altro. Si tratta di prepararsi a un appuntamento, che sia quello già fissato nel posto e nell’ora o sia quello che accade con tutti coloro che si incrociano per la via o sul posto di lavoro, che non conosciamo e magari conosceremo. Anche i ragazzi, a un certo punto, desiderano dire la loro su come vestirsi. Nonostante la loro opinione spesso coincida con i dettami della moda, faremmo male a criticare e disprezzare questo desiderio che emerge.Resta da apprezzare l’idea in sé di curare il proprio aspetto, in quanto sempre in relazione a un altro. Una volta apprezzato e riconosciuto nel suo essere ancillare al rapporto, allora si potrà poi eventualmente dare un contributo per affinarlo e personalizzarlo. Piuttosto l’attenzione andrebbe al fatto che non si scivoli nel narcisismo, in cui la fissazione sull’aspetto ha come unico fine quello di essere adorato, essere riconosciuto come il più bello e il più cool, appunto. L’altro non esiste più se non come adorante.L’importante è non fermarsi lì, al puro apparire. L’ossessione della popolarità che attanaglia i teenager americani, ma possiamo dire anche quelli nostrani, solleva la questione di cosa renda popolare un ragazzo o una ragazza. Popolare è il compagno con cui si sta bene, colui che ha interessi e passioni da condividere, quella persona con cui si può parlare, confidarsi, produrre idee nuove e provare a sperimentarle insieme nel reale. Non è popolare chi su Facebook ha mille amici che, se va bene, ha incrociato una volta sola e nemmeno chi riceve tanti "mi piace" alla sua foto in bacheca. Popolare non è chi si chiude in un club esclusivo dove c’è posto solo per pochi e neanche chi si permette di umiliare e deridere chi è diverso per condizione sociale, aspetto fisico e pensiero. Tutto sembra andare contro questa posizione: serie tv, cartoni e libri per ragazzi molto raramente escono dal coro e tendono a presentare solo ragazzi vincenti in quanto leader narcisisti. Occorre che qualcuno ne parli coi più giovani, che proponga loro ipotesi alternative di convivenza, ipotesi che una volta conosciute e sperimentate risultano molto più attraenti di quelle che si trovano comunemente sul mercato. Occorre qualcuno che inizi, che dia il "la". Ci penseranno poi i ragazzi a continuare l’opera per un vantaggio personale. E diventare così veramente cool.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: