Decreto Agosto e Piano De Gasperi
domenica 9 agosto 2020

Se riusciremo a scongiurare un duro impatto con l’annunciata 'seconda ondata' pandemica, la ripresa – già evidente dai dati congiunturali degli ultimi mesi – in autunno sarà robusta. Il Decreto Agosto arriva in questo delicato momento di transizione con un governo che deve trovare la giusta miscela tra interventi di emergenza, purtroppo ancora necessari per curare le ferite della crisi, e iniziative strutturali per far ripartire l’economia italiana su nuove e migliori premesse.

L’Italia è come un paziente sotto antidolorifici, al risveglio dopo un’operazione importante. Per tornare a reggersi sulle proprie gambe bisogna cominciare a dosare gli interventi di emergenza riducendoli progressivamente. Gli interventi d’emergenza sono peraltro fortemente differenziati perché la pandemia ha colpito in modo fortemente asimmetrico i diversi settori. Non a caso le misure di sostegno più robuste contenute in questo decreto sono verso il turismo, lo spettacolo e quell’economia che ruota attorno ai centri storici delle grandi città. Quanto agli interventi strutturali, l’occasione da non perdere è il Recovery Fund, che il presidente del Consiglio Ue ha cominciato a chiamare Piano De Gasperi e che vale quattro volte il famoso Piano Marshall (ufficialmente battezzato Recovery Plan). Nel Dopoguerra l’Italia ricevette 1,2 miliardi di dollari che ai prezzi di oggi equivarrebbero a circa 55 miliardi. Il Recovery Fund assegna all’Italia 209 miliardi di cui 82 miliardi a fondo perduto.

Se è vero che le risorse arriveranno solo nella seconda metà del prossimo anno (i progetti vanno presentati in una finestra tra il 15 ottobre e il 30 aprile prossimi) alcuni degli interventi di questo decreto (come lo sgravio contributivo sul costo del lavoro per le imprese che investono nel Mezzogiorno) già fanno conto sul finanziamento successivo del piano. Anche la misura fortemente auspicata da tempo su queste colonne per affrontare la gravissima crisi demografica del Paese (l’assegno unico per il figlio) è stata finalmente approvata all’unanimità dal Parlamento perché si conta di trovare le risorse aggiuntive per il suo finanziamento (7 miliardi) nel contesto finanziario mutato.

La direzione di marcia futura si fonda su cinque punti chiave: digitale, green, lotta alle diseguaglianze, sburocratizzazione, semplificazione (dove le ultime due richiamano l’efficienza della pubblica amministrazione). Per questo il premio agli acquisti con carte di credito, gli incentivi per l’acquisto di veicoli 'verdi', l’adeguamento verso l’alto delle pensioni per invalidità al 100 percento e l’intervento per ridurre le diseguaglianze tra Nord e Mezzogiorno contenuti nel decreto Agosto vanno nella direzione giusta.

Come ha scritto ieri il sottosegretario Steni Di Piazza in una lettera al direttore di 'Avvenire' («In movimento verso la 'Terza Economia'»), non possiamo perdere quest’occasione di 'rinascita' e mancare di favorire lo sviluppo di nuovi modelli d’impresa in un sistema socioeconomico nuovo sostenibile, resiliente e generativo. Le scienze sociali sono oggi concordi nel ritenere che ricchezza e senso della vita dipendono fondamentalmente da generatività (capacità di incidere positivamente sulla vita propria e su quelle altrui) e creatività esistenziale e professionale, qualità della vita di relazioni e progresso nelle conoscenze che ci consente di creare valore economico in forme sempre migliori e più sostenibili ambientalmente e socialmente. Generatività (che è intessuta di cooperazione, fiducia, solidarietà), relazioni e innovazione sono dunque i tre ingredienti chiave a cui dobbiamo guardare per valutare la qualità dei progetti della ripresa.

Processi politici partecipativi, cittadinanza attiva e una nuova generazione di imprese ibride, capaci di coniugare creazione di valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale sono ingredienti fondamentali per la ripartenza che vogliamo. Non si tratta di princìpi ideali astratti perché i progetti che ci portano concretamente verso questo orizzonte sono già in larghissima parte elaborati. E i processi partecipativi (tra focus group e procedure di consultazione a livello regionale e nazionale) sono stati avviati a più livelli. La vera sfida di maturità per il nostro Paese e per la classe dirigente e il coinvolgimento dei cittadini. Tra un’Italia prigioniera di risse ideologiche con milioni di leoni da tastiera e critici passivi in veranda, e una comunità dove ciascuno coglie l’opportunità, generativa e ricostituente, di dare un proprio contributo in questo fondamentale momento passa tutta la differenza tra fallimento e successo che dobbiamo riuscire a colmare.

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