Ancora sulla follia di chi considera «crescita» fare più rifiuti
martedì 27 novembre 2018

Caro direttore,
alcuni giorni fa sono stato spinto a riflettere su quanti pochi rifiuti si produceva negli anni 60 e su quanti se ne facciano oggi, nel 1965 la popolazione italiana era poco più di 50 milioni di abitanti, mentre ora siamo in quasi 60 milioni. Oggi in Emilia Romagna si producono 692 kg di rifiuti per abitante in un anno, contro una media di 500 kg in Italia. Abbiano cambiato le nostre abitudini. In pochissimi, allora, bevevano l’acqua minerale e quelli che lo facevano la bevevano in bottiglie di vetro, che venivano ritirate e riconsegnare, dopo apposita lavatura, riempite. Allora si acquistavano prodotti – sia alimentari che no – alla rinfusa, quindi senza la confezione e spesso in contenitori di proprietà dell’acquirente. Non c’era quel consumo quotidiano di yogurt, scatolette di carne o tonno, come adesso. Si imbottigliava il vino acquistato in damigiane e si usavano sempre le stesse bottiglie in vetro, di proprietà delle famiglie, mente ora si butta, minimo una bottiglia al giorno di vetro. Basterebbero questi quattro accorgimenti, acquistare prodotti alla rinfusa, utilizzo dell’acqua minerale in bottiglie di vetro anziché in bottiglie di plastica, riduzione del consumo di prodotti monouso a favore di confezioni più grandi, imbottigliare il vino in casa, per diminuire sensibilmente la produzione di così tanti rifiuti. È solo una questione di modificare, in modo meno semplice la nostra quotidianità, ma così facendo inizieremo a salvarci. Che ne dice di iniziare una campagna giornaliera per diminuire gli imballaggi nei nostri consumi? Questa si chiama “decrescita felice”, modificare le abitudini consumistiche giornaliere per una causa comune giusta, la salvaguardia del creato.

Enrico Reverberi

Ho dialogato, pochi giorni fa, con un altro lettore sullo stesso tema. Ma repetita iuvant, caro signor Reverberi. Condivido la sua opinione e lei condivide la mia. Ed entrambi arriviamo alla stessa conclusione sugli involucri e più in generale sulle confezioni e gli imballaggi (il packaging, come si usa dire adesso) non per nostalgia, ma semplicemente per ragionamento. Solo una nota. Non amo parlare di “decrescita felice”, anche se so che chi usa questa immagine lo fa a fin di bene. Ma questo è uno dei pochissimi casi in cui mi piace farlo. Ma soprattutto credo che dobbiamo batterci perché la si smetta di considerare “crescita” l’aumento dei rifiuti da smaltire... Personalmente continuerò a farlo, con parole di carta e con le mie scelte di acquisto.

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