giovedì 4 ottobre 2012
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Caro direttore,
i consiglieri della Regione Lazio (tutti, non solo Fiorito), oltre alla indennità di carica, percepivano 100.000 euro, per l’uso dei quali dovevano fornire solo una sommaria documentazione di spesa. È possibile che i giornalisti – come la Corte dei Conti e la magistratura – e la stessa Chiesa italiana, cioè la Cei, non fossero a conoscenza di questa circostanza eticamente scandalosa? I corrispondenti della stampa estera, residenti a Roma, cosa devono riferire ai loro lettori? È affidabile un Paese che ha una simile gestione del denaro pubblico?
Margherita Bettineschi, Brescia
 
Capisco e condivido la sua indignazione, cara signora. Francamente, però, non comprendo l’inserimento della Chiesa nell’elenco di coloro che «dovevano sapere» che cosa accadeva nel mondo delle Regioni, perché avrebbero dovuto per mestiere indagare.
Potevano, forse, sapere quei sacerdoti ai quali uno o più – diciamo così – dei politici 'spreconi' e 'arraffoni' si fossero rivolti in confessione. Ma, come almeno noi cattolici sappiamo bene, quella eventuale confessione avrebbe potuto essere il preludio a un cambiamento di vita e a un ravvedimento operoso del peccatore-colpevole, non sarebbe certo stata l’apertura di un istruttoria processuale e tantomeno avrebbe potuto diventare la base di un’inchiesta giornalistica… Per il resto, quando lo scandalo è diventato noto, l’amaro giudizio espresso con fermezza e carità dagli uomini di Chiesa – a cominciare dal presidente della Cei e dal vicario del Papa per la diocesi di Roma – mi sembra proprio che sia stato chiaro. Vero è, invece, che tanti – anche noi giornalisti – potevamo e dovevamo tenere gli occhi meglio aperti.
E vengo alle sue domande finali: che cosa si penserà dell’Italia all’estero, e con quali conseguenze? Beh, non sono interrogativi, bensì esclamativi. E a piena ragione. Chi ci rappresenta e ruba – o, comunque, usa in modo formalmente legittimo, ma così insultante i soldi di tutti – sporca un Paese intero nonché la rigorosa dedizione e l’onesta fatica di tantissimi concittadini. Penso perciò che, soprattutto nel «villaggio globale» che oggi viviamo, il vero reato commesso dai vari 'signor Fiorito', almeno sul piano morale, sia di «alto tradimento».
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