mercoledì 5 novembre 2014
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Non c’è due senza tre. Ma quando il 'tre' è donna la cosa assume un fascino tutto speciale. Stiamo parlando della freschissima nomina a direttore generale del Cern di Fabiola Gianotti, terza italiana dopo Carlo Rubbia e Luciano Maiani a ricoprire questo incarico ma soprattutto prima donna a guidare un laboratorio così importante.  Già balzata agli onori della cronaca per essere stata una dei protagonisti della scoperta del 'bosone di Higgs', Gianotti, alla quale «Time» ha dedicato una copertina indicandola fra le cinque personalità più importanti del mondo, ha sempre lavorato con umiltà e tenacia seguendo una passione, quella per la fisica, maturata fin dai tempi del liceo (classico). Affascinata dalla biografia di Marie Curie e conquistata dalla interpretazione dell’effetto fotoelettrico fornita da Einstein, Fabiola capì subito cosa avrebbe voluto fare da grande. E a questo punto il discorso diventa banale ma pur sempre necessario. Fabiola è sicuramente un bel fiore all’occhiello della scienza 'made in Italy' e ciò torna a onore della nostra scuola, che sempre ha sfornato grandi scienziati, alcuni dei quali insigniti del Nobel in fisica, chimica e medicina. Romana di origine, 52 anni, Gianotti si laurea in fisica all’Università di Milano e nel 1987, ad appena venticinque anni, entra a far parte del Cern dove lavora ad alcuni importanti esperimenti che la porteranno alla scoperta del celebre bosone.  Lo studio della fisica, però, non l’ha distolta da altri obiettivi e infatti oltre alla laurea in fisica ha anche un diploma di pianoforte conseguito al Conservatorio di Milano. A chi le chiede il segreto del successo Gianotti risponde che non esiste alcun segreto, ma solo un atteggiamento modesto e la consapevolezza socratica del sapere di non sapere.  Pensando al prestigioso incarico della nostra scienziata non posso non pensare a quelle donne scienziate che in passato erano costrette a travestirsi da uomo o a nascondersi dietro un nome maschile per poter accedere alle discussioni accademiche. Oggi, invece, Fabiola può ostentare senza problemi, anzi con orgoglio, il suo camice bianco. Buon lavoro, Fabiola!
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