Con il tempo riavremo lo spazio
martedì 7 aprile 2020

«Il tempo è superiore allo spazio»: ricordate? Negli ultimi anni ce lo siamo ripetuti spesso, più di una volta ci siamo trovati a riflettere su questo principio fondamentale sancito da Francesco nel documento programmatico del suo pontificato, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, e poi ribadito nelle occasioni più diverse. È un’affermazione che ha il suono dell’immediatezza, come sempre accade nel magistero di papa Bergoglio, ma che viene da lontano, nella fattispecie dal dispositivo concettuale degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola.

Anche la memorabile 'preghiera in tempo epidemia' del 27 marzo poggia su una trasparente struttura ignaziana, specie quando rimanda alla categoria del discernimento: «Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è».

Quella allestita in una piazza San Pietro deserta e commovente, del resto, è una perfetta 'composizione di luogo', ossia un’applicazione dello strumento caratteristico dell’immaginazione ignaziana, grazie al quale si ricostruisce dentro di sé la scena su cui si medita e così ci si rende pienamente presenti a essa. Questa assidua gestione mentale dello spazio non contraddice il fatto che l’intera pratica degli Esercizi spirituali comporta essenzialmente la riconquista e la riconfigurazione del tempo. Nel tempo prendono forma i 'processi', altra parola-chiave del pensiero di Francesco, ed è grazie al tempo che il cristiano diventa capace di «lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati».

Il principio della superiorità del tempo, avverte ancora la Evangelii gaudium, «aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone». Parole che probabilmente conosciamo, ma che soltanto adesso comprendiamo veramente attraverso l’esperienza imprevedibile di queste giornate che non per tutti sono sospese nell’attesa (il telelavoro non arriva ovunque, servono mani che facciano, costruiscano, curino), ma che per tutti rappresentano un ripensamento radicale del rapporto con lo spazio.

L’intervallo che corre tra il manifestarsi della Sars nel 2002 e l’attuale pandemia da Covid-19 corrisponde al periodo nel quale ci eravamo persuasi di aver avuto la meglio sullo spazio. Le distanze si accorciavano sempre più, fino ad apparire trascurabili, nessun luogo era più irraggiungibile o lontano, cresceva addirittura la preoccupazione che nel mondo non restasse più nulla di inesplorato e intatto. Lo spazio era a nostra disposizione ed era del tempo, semmai, che sentivamo la mancanza. Ora le parti si sono invertite: abbiamo fame di spazio e rischiamo di sentirci sazi di tempo.

Non si tratta solo delle limitazioni imposte agli spostamenti. Spesso è lo stesso spazio domestico a rivelarsi angusto, talvolta addirittura ostile. Mancano i luoghi della quotidianità condivisa, del confronto comunitario. Il tempo, invece, si è dilatato, continua a farlo. Non per tutti, di nuovo, perché al forzato confinarsi di molti tra le mura di casa corrisponde l’azione addirittura frenetica di chi opera negli ospedali, nelle fabbriche da cui provengono le forniture essenziali, nei negozi che non smettono di rifornirsi e rifornirci. Anche adesso, insomma, c’è chi corre contro il tempo, facendo tesoro di ogni istante per mettere a punto una terapia o individuare un vaccino.

Sono i sintomi di un tempo scardinato, uscito 'fuor di sesto', secondo la formula shakespeariana sulla quale tanto si sono spesi i commentatori. Ma anche così, concitato e diluito insieme, il tempo celebra in modo inequivocabile la propria rivincita, la propria consolante superiorità. «Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce », scrive papa Francesco nella Evangelii gaudium. Del tempo occorre fidarsi, non si può fare altro. Affidarsi, meglio ancora, anche quando sembrerebbe che contro il tempo si debba combattere.

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